I consumatori italiani conoscono (molto) poco il latte che bevono. È questo il quadro, definito “allarmante” da un’indagine condotta dall’Osservatorio CremonaFiere, insieme al Comitato scientifico di Fiere Zootecniche Internazionali, su una ricerca che ha coinvolto 1.000 residenti nella provincia di Cremona, con l’obiettivo di sondare la reale consapevolezza dei cittadini su temi cruciali del settore lattiero-caseario: dal benessere animale alla sostenibilità ambientale, dall’innovazione tecnologica alla nutrizione, fino ai prodotti vegetali e alla sicurezza alimentare.
Così, nonostante il 65% dei consumatori si dichiari molto sensibile al benessere animale al momento dell’acquisto, appena il 5%, si dice disposto a pagare fino al 5% in più per prodotti certificati in tal senso. Un divario ancora più marcato emerge sul fronte della sostenibilità ambientale: pur essendo un tema considerato importante da molti, l’80% ammette di non voler contribuire economicamente alle spese sostenute dalle aziende per rendere le proprie attività più ecologiche e appena il 3% si dichiara disponibile a spendere qualcosa in più. E questo malgrado il 72% degli intervistati identifichi correttamente la libertà da fame e sete come principio base del benessere animale, e il 90% è consapevole del rispetto delle esigenze fisiche e psicologiche degli animali.
Seppur i numeri raccolti si riferiscano a un campione circoscritto geograficamente, anche i dati relativi alla conoscenza delle tecnologie impiegate in agricoltura e negli allevamenti vengono descritti come “preoccupanti”: molti consumatori, si legge nel report, sono convinti che strumenti come collari intelligenti, sistemi Gps e chip Rfid (Identificazione a Radio Frequenza) servano unicamente ad aumentare i profitti, mentre alcuni pensano che i droni vengano utilizzati per trasportare il cibo agli animali (hanno più una funzione di monitoraggio invece, ndr).
La “confusione” è diffusa anche riguardo ai prodotti vegetali alternativi al latte: le loro caratteristiche nutrizionali, anallergiche ed etiche risultano pressoché sconosciute alla maggioranza degli intervistati.
Dall’indagine emerge, inoltre, una forte diffidenza verso allevatori e industrie di trasformazione: attori della filiera che vengono percepiti come più attenti al profitto che alla qualità nutrizionale, etica e sanitaria dei prodotti destinati ai consumatori.
Tematiche, per ora parziali, che continueranno a essere monitorate dall’Osservatorio fino al 28 novembre 2025, quando tutti i dati raccolti ed elaborati verranno presentati nell’evento “Il Gusto di Saperlo”, alle Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona: un’occasione per approfondire i risultati e stimolare un dibattito con i principali attori della filiera sulla necessità di una maggiore informazione per i consumatori.
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