Se i consumi di vino, in Italia, continuano a scendere in maniera inesorabile, anno dopo anno, le cose vanno decisamente meglio alla birra, cresciuta del 6% nel 2015, in un percorso di crescita trainato dal boom delle artigianali, diventate ormai una realtà solida, con centinaia di declinazioni diverse da Regione a Regione, creando un panorama che, in un certo senso, ricorda l’evoluzione del mondo del vino, specie nella ricerca della qualità, tanto che la birra, ormai, sta trovando legittimazione e spazio anche sulle tavole dei ristoranti. Ed il successo non è limitato al mercato interno, perché, come racconta l’analisi Coldiretti su dati Istat, in 10 anni l’export di birra tricolore è quadruplicato, raggiungendo, nel 2015, il massimo storico, per un valore di 183 milioni di euro, e conquistando anche i Paesi del Nord Europa, dalla Gran Bretagna alla Germania, con crescite a doppia cifra.
Il boom delle esportazioni, come detto, riguarda un po’ tutti i Paesi, dalla Germania dell’Oktoberfest (+49%) all’Olanda (+49%), fino alla Gran Bretagna dei pub (+10%), mentre nel Belgio delle abbazie le vendite sono addirittura decuplicate. Il merito, come detto, è anche del boom dei microbirrifici artigianali, che 10 anni fa erano poco più di una trentina ed ora sono già un migliaio, per una produzione stimata in 45 milioni di litri, per una produzione molto diversificata, con numerosi esempi di innovazione, dalla birra aromatizzata alla canapa a quella pugliese al carciofo di colore giallo paglierino, ma c’è anche quella alle visciole, al radicchio rosso tardivo Igp o al riso.
Numerose, continua la Coldiretti, sono le iniziative progettuali agricole che si basano sull’impiego dell’orzo aziendale in un contesto produttivo a ciclo chiuso, garantito dallo stesso agricoltore. Una offerta appetibile per gli oltre 23 milioni di appassionati bevitori di birra presenti in Italia, per un consumo procapite annuo di 29 litri, con ampie possibilità di crescita rispetto a Paesi come la Repubblica Ceca con 144 litri pro capite, l’Austria 107,8, la Germania 105, l’Irlanda 85,6, il Lussemburgo 85 o la Spagna 82. Oltre a contribuire all’economia, la birra artigianale rappresenta anche una forte spinta all’occupazione, soprattutto tra gli under 35, che sono i più attivi nel settore con profonde innovazioni, che vanno dalla certificazione dell’origine a chilometri zero al legame diretto con le aziende agricole, ma anche la produzione di specialità altamente distintive o forme distributive innovative come i “brewpub” o i mercati degli agricoltori di Campagna Amica.
A sostenere la produzione italiana di birra, inoltre, ci sono le coltivazioni nazionali di orzo con una produzione annuale di 950.000 tonnellate di orzo su una superficie complessiva investita di 243.000 ettari e, per la produzione di birra, la filiera cerealicola, unitamente al Ministero delle Politiche Agricole, ipotizzano un impegno annuo di granella di orzo pari a 90.000 tonnellate.
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