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SE LE PRATICHE DI ANTICHI POPOLI DIVENTANO RIMEDI PER LA SOCIETÀ MODERNA: È IL CASO DEL DOLCIFICANTE NATURALE A ZERO CALORIE, 300 VOLTE PIÙ DOLCE DELLO ZUCCHERO, ESTRATTO DALLA STEVIA, USATA DALLE TRIBÙ GUARANI E STUDIATA OGGI DALL’UNIVERSITÀ DI PISA

Quando i rimedi vengono da lontano, ecco che le pratiche di antichi popoli diventano rimedio alle “piaghe” della società moderna. È il caso del dolcissimo, ma che non fa male alla salute, dolcificante naturale e zero calorie estratto dalla stevia, una pianta originaria della regione di Amambay, nel nord-est del Paraguay, 300 volte più dolce dello zucchero, già utilizzata per secoli dalle tribù locali dei Guarani come edulcorante e negli infusi medicinali. La “ri-scoperta” arriva dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali dell’Università di Pisa che, in collaborazione con il Laboratorio Utagri-Inn del Centro di Ricerche Enea della Casaccia, sta studiando la messa a punto di un metodo di estrazione, purificazione e formulazione degli steviol glicosidi a partire da foglie di Stevia rebaudiana Bertoni, che darebbe la possibilità di migliorare la dieta di soggetti affetti da varie patologie come l’obesità, il diabete mellito, le malattie cardio-vascolari e la carie dentale, e sono un’alternativa naturale ai dolcificanti artificiali come l’aspartame o la saccarina.
“L’obiettivo - spiega Luciana Angelini, ordinario di Agronomia e Coltivazioni Erbacee dell’Ateneo pisano - è di ottenere un estratto per il settore alimentare, ma anche per quello farmaceutico, utilizzando tecnologie innovative in modo che possa essere impiegato anche per i prodotti biologici”. Gli estratti attualmente commercializzati sono, infatti, perlopiù di origine asiatica e non sempre rispondono a criteri di qualità in termini di efficacia e sicurezza. In un articolo in uscita sulla rivista internazionale “Journal of the Science of Food & Agricolture” è stato inoltre messo in evidenza come gli estratti di stevia prodotti secondo le procedure messe a punto dai ricercatori dell’Ateneo pisano siano caratterizzati non solo da un elevato contenuto di composti dolcificanti, ma anche da un elevato potere antiossidante.
Il gruppo di ricerca dell’Università di Pisa è stato il primo ad introdurre in Italia lo studio della stevia negli anni ‘90. La pianta è, infatti, originaria della regione di Amambay, nel nord-est del Paraguay, e per secoli è stata utilizzata dalle tribù locali dei Guarani come dolcificante e negli infusi medicinali. “Gli estratti di stevia - spiega la professoressa Angelini - rappresentano un’eccellente possibilità per migliorare la dieta di soggetti affetti da varie patologie quali obesità, diabete mellito, malattie cardio-vascolari e carie dentale, e sono un’alternativa naturale ai dolcificanti artificiali come l’aspartame o la saccarina, i cui effetti sulla salute hanno recentemente sollevato molte preoccupazioni. Dal 2011, da quando cioè l’uso alimentare degli estratti di stevia è stato ufficialmente approvato in Europa - si è aperta la concreta possibilità di realizzare anche in Italia una filiera produttiva, dalla pianta all’estratto, possibilità sulla quale stiamo lavorando in collaborazione con soggetti diversi del mondo agricolo e industriale”.

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