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SEMPRE AL CENTRO DEL DIBATTITO TRA FAUTORI E DETRATTORI, I PRODOTTI BIO, AMATI DAI CONSUMATORI, AVRANNO UN’IMPRONTA DIGITALE: GRAZIE A “AUTHENTICFOOD”, PROGETTO COORDINATO DA UNIVERSITA’ DI COPENHAGEN E FONDAZIONE MACH PER IDENTIFICARE IL “VERO BIO”

Sempre al centro del dibattito tra fautori e detrattori, i prodotti bio, amati dai consumatori, avranno una loro impronta digitale a prova di truffa: è questa la mission di “AuthenticFood”, il progetto transnazionale coordinato dall’Università di Copenhagen e dalla Fondazione Edmund Mach dell’Istituto Agrario di San Michele all’Adige per rendere il bio più sicuro con la messa a punto di un’“impronta digitale analitica” dei prodotti biologici per l’identificazione del “vero bio” (info: www.fmach.it).
Il progetto, più che mai attuale dopo la scoperta della truffa da parte della Guardia di Finanza grazie all’azione “Gatto con gli stivali”, vedrà impegnati un gruppo di ricercatori europei nei prossimi tre anni e prevede la collaborazione di ben 16 partner provenienti da 11 Paesi europei, compresa la Fondazione Edmund Mach, con la competenza acquisita negli ultimi anni relativamente ai rapporti tra isotopi stabili soprattutto dell’azoto, l’Associazione Italiana per l’Agricoltura Biologica (Aiab), che definirà le filiere e raccoglierà i campioni da sottoporre ad analisi, e Bios, l’Organismo di Controllo e Certificazione del metodo di produzione biologico, che parteciperà alla valutazione dell’applicabilità all’interno del sistema di certificazione.
Nel progetto “AuthenticFood” i ricercatori europei considereranno alcuni prodotti biologici vegetali (in particolare pomodoro, cereali e derivati) e completeranno lo sviluppo di una serie di metodi analitici tra i più promettenti ed innovativi per l’autenticazione dei prodotti alimentari di origine vegetale. Lo scopo principale del progetto è mettere a punto strumenti che permettano di rafforzare l’affidabilità dei prodotti bio e che garantiscano ulteriormente i consumatori ma anche gli utilizzatori di materie prime, come i mulini, i mangimifici, i produttori di passate. Gli strumenti analitici che verranno valutati e laddove possibile combinati mediante tecniche statistiche multivariate, includono metodiche di analisi dei residui di fitofarmaci, dei rapporti tra isotopi stabili di diversi elementi e del profilo minerale e metabolomico. Diversi di questi metodi sono già utilizzati per l’autenticazione anche di prodotti biologici, tuttavia va ancora analizzato il grado di affidabilità a seconda delle varianti (clima, varietà, gestione agronomica, specie, tipo di trasformazione ...) e il costo. “È ovvio - spiega la Fondazione Mach - che i metodi analitici non potranno sostituire le serie procedure di ispezione e certificazione, ma di certo potranno risultarne utile complemento sia per gli enti di certificazione che per le autorità deputate al controllo ed anche per le aziende che acquistano materie prime su mercati internazionali”.

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