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SEMPRE MENO FINANZIAMENTI PUBBLICI PER TERRA MADRE (BY SLOW FOOD), ED ANCHE LA REGIONE PIEMONTE STRINGE I CORDONI DELLA BORSA. “PER ORA NON C’È PROBLEMA”, DICE A WINENEWS, ROBERTO BURDESE (PRESIDENTE SLOW FOOD), “MA IN FUTURO DOVREMO COINVOLGERE UE”

Un percorso non facile, quello di Terra Madre, il meeting delle comunità del cibo di tutto il mondo targato Slow Food che ogni 2 anni, dal 2004, è di scena a Torino. Percorso accidentato, anzi, soprattutto per le risorse necessarie all’organizzazione della kermesse: l’afflusso dei finanziamenti pubblici sta lentamente calando. Già nell’edizione 2010 il tema era stato affrontato, a fronte dei tagli di Città di Torino e Regione Piemonte (-20% per Slow Food e -10% per Terra Madre), che avevano fatto seguito alla completa “chiusura dei rubinetti” da parte del Ministero degli Esteri e di una forte riduzione dal Ministero delle Politiche Agricole.

La progressiva riduzione dei finanziamenti anche da parte degli enti pubblici locali era già stata concordata, ma un nuovo “casus belli” - stando ad un articolo comparso sul quotidiano “La Stampa” del 22 marzo 2011 - sarebbe dato dalla richiesta della Regione Piemonte di ridiscutere il progetto di Terra Madre per la difficoltà a garantire, nei prossimi anni, il contributo di 1,3 milioni di euro.

“La notizia per la quale, in futuro e in modo progressivo, potrebbero venire meno definitivamente i finanziamenti pubblici per “Terra Madre” non è una novità, ma una prospettiva di cui siamo consapevoli”, dice a WineNews Roberto Burdese, presidente Slow Food. “La nostra speranza è quella di un intervento dell’Unione Europea come soggetto finanziatore, per compensare la diminuzione delle risorse provenienti da Regione e Città. L’Ue, con un piccolo contributo, ha già partecipato all’edizione 2010: si spera che in futuro i finenziamenti europei possano crescere”.

Ma quali scenari si prospettano, nel caso in cui nessun finanziamento pubblico arrivasse a Terra Madre? “Di certo - prosegue Burdese - Terra Madre non morirebbe: è una rete presente in tutto il mondo, con migliaia di comunità che, comunque, continuerebbero ad esistere come network attivo e funzionante. Se Terra Madre non si potesse più tenere a Torino, le comunità potrebbero decidere, con l’aiuto di Slow Food, di organizzare altrove e diversamente il meeting. L’ipotesi di andare in un’altra città non è da escludere, ma questo accadrebbe solo nel caso in cui un’edizione fosse a rischio. Intanto la strada verso il 2012 è già tracciata, ci sono già impegni verbali con gli enti piemontesi, che non hanno ancora deliberato ma si sono espressi favorevolmente in modo ufficioso. Speriamo anche che il Governo, in futuro, possa rinnovare l’interesse per la nostra attività”.

Quindi, Terra Madre può ancora guardare lontano? “È nella sua logica fare progetti sul lungo periodo - conclude il presidente della “chiocciola” - anche se viviamo in un’epoca che, in ogni momento, può riservare sorprese in grado di sconvolgere l’economia mondiale, e quindi distogliere energie finanziarie da progetti come il nostro”.

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