Ancora minoritario sul grande mercato asiatico, il vino italiano di alta qualità, in Cina, sta diventando sempre più sinonimo di cultura e tradizione. Apprezzato in modo particolare dai trentenni con reddito medio-alto, per loro stappare una bottiglia di Amarone, Barolo o Chianti è un modo per “vivere” il vecchio continente. Un posizionamento ben diverso da quello dei vini francesi che, insieme ai cinesi sono i più richiesti, tuttavia i consumatori di fine wines hanno una maggiore propensione ad acquistare etichette made in Italy.
Lo rilevano gli ultimi dati della ricerca di “Wine Intelligence” per il Consorzio di Tutela vini Valpolicella, che analizza il grado di riconoscibilità e propensione all’acquisto in alcuni mercati come la Cina da parte dei consumatori di fascia alta.
“Il vino francese resta ampiamente leader di mercato nel settore del vino - spiega il direttore del Consorzio, Olga Bussinello - ma per chi lo acquista, 50-60enni, rappresenta uno status symbol non un desiderio di conoscenza, cosa che invece avviene per un’etichetta italiana”.
Un posizionamento diverso dovuto anche grazie all’ampia varietà di vitigni autoctoni che l’Italia è in grado di offrire, a cui sempre più giovani cinesi si stanno avvicinando. A dimostrarlo sono le numerose candidature ricevute quest’anno alla seconda edizione del “Valpolicella Education Program”, il corso di alta formazione sui vini e il territorio della Valpolicella in programma dal 29 al 31 gennaio 2019. Tra le etichette del Consorzio più amate in Cina, conclude il direttore, l’Amarone resta un prodotto di altissima qualità presente in tutte le liste vini dei migliori ristoranti d’Asia, da Shanghai ad Hong Kong, in grado di “sposare” perfettamente i palati dei gourmand asiatici.
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