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SEQUESTRATE 385 TONNELLATE DI FALSO POMODORO SAN MARZANO. IL MINISTRO GALAN: “SIAMO GIA’ AL LAVORO PER POTENZIARE I CONTROLLI”. FOCUS - COLDIRETTI: “IN VENDITA SAN MARZANO MADE IN CALIFORNIA”

“Il sequestro del falso Pomodoro San Marzano, ad opera del Comando dei Carabinieri delle Politiche agricole e alimentari, è la dimostrazione che il potenziamento dei controlli, che abbiamo iniziato in tutto il Paese, funziona e sta già portando a ottimi risultati. Dobbiamo continuare a lavorare in sinergia per difendere la qualità del nostro patrimonio agroalimentare e tutelare i nostri consumatori”. Così il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari Forestali Giancarlo Galan sull’operazione condotta dal Nucleo antifrodi dei Carabinieri di Salerno, in collaborazione con l’Agenzia delle Dogane di Salerno e con l’Ufficio centrale Antifrodi di Roma, che si è conclusa con il sequestro di 385 tonnellate di falso pomodoro “San Marzano”, a Salerno, per un valore commerciale di circa 275mila euro.
Nei controlli straordinari per la tutela dei marchi di qualità e del made in Italy, i militari hanno rinvenuto in 18 container, presso il porto di Salerno, diverse tonnellate di pomodori pelati, falsamente indicati come riconducibili alla qualità “San Marzano” e destinati ad essere esportati negli Stati Uniti. Le etichette utilizzate nelle confezioni sono risultate non conformi alla normativa vigente, in quanto riproducevano una scritta che rievoca la denominazione di origine protetta, in violazione al disciplinare della Dop “Pomodoro San Marzano dell’agro sarnese-nocerino” (Reg. Ce 1263/1996).
I pomodori provenivano in realtà da zone del Foggiano e non da quelle contemplate dal relativo disciplinare di produzione.
L’ispezione è stata successivamente estesa a tutte le sedi di una nota azienda salernitana, portando al sequestro di oltre 33.000 etichette uguali a quelle applicate sulle confezioni dei pomodori pelati, nonché di fatture di vendita dello stesso prodotto destinato ad acquirenti stranieri, relative a 4.224 quintali di pomodoro “San Marzano”, per un totale di 410.000 euro. I titolari delle ditte sono stati deferiti all’autorità giudiziaria per contraffazione di indicazioni geografiche e denominazione di origine dei prodotti agroalimentari.
Altri 4600 quintali di concentrato di pomodoro, proveniente dalla Cina, sono stati sequestrati nei giorni scorsi, sempre a Salerno, in seguito ai controlli per la difesa del made in Italy e la tutela dei consumatori, che da mesi sta conducendo nel Mezzogiorno il Nucleo Antifrode, su disposizione del Comando dei Carabinieri delle Politiche Agricole Alimentari di Roma.

Focus - Coldiretti: “in vendita San Marzano made in California”
Negli Stati Uniti viene commercializzato con il marchio San Marzano pomodoro prodotto in California che toglie spazio di mercato al prodotto originale Made in Italy. Lo afferma la Coldiretti nel commentare positivamente il sequestro di 385 tonnellate di falso pomodoro San Marzano, diretti negli Usa nel porto commerciale di Salerno da parte Carabinieri del Nucleo Antifrodi, in collaborazione con l’Agenzia delle dogane e l’Ufficio centrale Antifrodi di Roma.
Si tratta, purtroppo, solo dell’ultimo episodio di come in tanti cercano di fare affari sui prodotti di qualità garantiti dal lavoro degli agricoltori italiani. Un inganno che complessivamente - sostiene la Coldiretti - vale 60 miliardi di euro solo all’estero dove sono falsi 2 prodotti di tipo italiano su 3. Non è un caso che, nel 2009, secondo le anticipazioni del rapporto Coldiretti/Eurispes, sono state importate in Italia 161.215 tonnellate di pomodori preparati o conservati di cui il 52,9% proviene dalla Cina, destinate per il 98,6% del totale alla sola Provincia di Salerno, patria del mitico San Marzano.
Un flusso favorito da - precisa la Coldiretti - una legislazione ambigua che consente di fatto di etichettare come made in Italy materie prime agricole importate dall’estero lascia ampi spazi di opacità che favoriscono l’illegalità. La proposta di legge in corso di approvazione al Parlamento che introduce l’obbligo di indicare nell’etichetta dei prodotti alimentari trasformati anche il “luogo di coltivazione e allevamento della materia prima agricola prevalentemente utilizzata nella preparazione o nella produzione dei prodotti” contribuisce a restringere il campo delle attività che, pur essendo di per sé lecite, possono attrarre più facilmente altri interessi criminali.
Il semplice fatto di non poter più importare legalmente prodotti alimentari da qualsiasi paese, senza indicare successivamente in etichetta la loro provenienza o origine, rende relativamente più rischioso (anche per effetto di specifiche sanzioni) importare prodotti alimentari meno costosi, ad esempio da paesi esteri ove i controlli sulla salubrità del prodotto siano meno rigorosi che in Italia o in Europa, eventualmente al fine di mescolarli con prodotti locali ad elevato valore aggiunto, come ad esempio i prodotti made in Italy, o anche solo per riciclare proventi illeciti.

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