La crisi economica che ha colpito tutta l’Eurozona, e che va avanti più o meno da 10 anni, ha lasciato il segno della perdita economica su diverse imprese di tutti i settori commerciali, quello agricolo compreso. Solo la crescita delle esportazioni degli ultimi anni ha salvato l’Italia da una recessione ancora più dura, socialmente ed economicamente parlando. Eppure, per tornare ai livelli del 2007 ancora di strada da fare ce n’è, partendo dall’investire nella modernizzazione delle infrastrutture e nella diffusione delle più avanzate tecnologie, per rendere le imprese agricole competitive. E sono proprio queste le richieste fondamentali che Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura, e i presidenti delle principali associazioni imprenditoriali italiane hanno sottolineato al vicepremier e Ministro dell’Interno Matteo Salvini, insieme al sottosegretario Giancarlo Giorgetti, all’incontro di ieri al Viminale.
“Come Confagricoltura - ha sottolineato Massimiliano Giansanti - auspichiamo che nella prossima manovra venga posta una maggiore attenzione al tema degli investimenti. Abbiamo bisogno di politiche di strategia di lungo termine per un settore, come quello agricolo, che dovrebbe essere posto tra le priorità delle scelte economiche del nostro Paese. In Italia gli investimenti pubblici - ha ricordato Giansanti - sono diminuiti in media del 4% all’anno a partire dal 2008. In termini di incidenza sul Pil si è scesi dal 3 al 2%. A livello Ue la media è del 2,8%. Senza investimenti la produttività inevitabilmente ristagna”.
Durante l’incontro con le istituzioni, il presidente di Confragricoltura ha anche ricordato come il Pil pro-capite italiano sia ancora inferiore di quasi nove punti percentuali rispetto al 2007, e che le previsioni per il 2019 indichino che la crescita del Belpaese sarà in ogni caso inferiore a quella media attesa per l’area dell’Euro. E a quanto pare non è l’unica cosa nella quale lo Stivale sarebbe indietro rispetto ai “colleghi” europei: secondo uno studio del World Economic Forum sull’adeguatezza delle infrastrutture su 137 Paesi esaminati, l’Italia si è classificata alla posizione n. 57, ben al di sotto dei principali Stati membri della Ue.
Ad ogni modo, c’è il settore delle esportazioni che in qualche modo ha salvato, e sta arginando tutt’oggi la crisi degli anni passati: l’export del settore agroalimentare, in particolare, oggi si attesta intorno ai 40 miliardi di euro all’anno, ed è raddoppiato in valore nel trascorso decennio. “Eppure in taluni casi - ha sottolineato Giansanti - dobbiamo utilizzare i porti e gli aeroporti nord-europei per far arrivare i nostri prodotti sui mercati di tutto il mondo. E questo limita la nostra competitività. Le nostre imprese pagano un costo per l’energia che supera del 30% quello dei nostri più diretti concorrente. C’è poi il costo del lavoro, tra i più alti d’Europa, a causa della alta incidenza fiscale e contributiva. Senza dimenticare il recupero di efficienza della pubblica amministrazione che attendiamo da anni. Sono proprio questi i vincoli che vanno rimossi - ha aggiunto il presidente di Confagricoltura - per tornare a crescere e per evitare all’Italia la terza recessione nel giro di pochi anni. E con una crescita economica prolungata, risulterà anche più agevole rimettere sotto controllo in modo definitivo i conti pubblici. Quello che serve - ha concluso il presidente di Confagricoltura - è un “patto per lo sviluppo” tra pubblico e privato che in Italia manca da troppo tempo, per favorire e migliorare la competitività del sistema paese Italia”.
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