Il 70% dello sfruttamento del lavoro minorile nel mondo è legato alla produzione di cibo. Numeri allarmanti, che hanno spinto la Commissione Europea a vietare l’accesso al mercato Ue ai prodotti frutto del lavoro forzato, come deciso dall’Esecutivo Unione Europea nella sua “Comunicazione sul lavoro dignitoso nel mondo”, che ribadisce l’impegno dell’Unione Europea su un fenomeno che coinvolge 160 milioni di bambini nel mondo, di cui ben 112 milioni impiegati in agricoltura, con una larga parte rappresentata dalla fascia di età tra i 5 e gli 11 anni. Dalle banane dal Brasile al riso birmano, dalle nocciole turche ai fagioli messicani, dal pomodoro cinese alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi, sono molti i prodotti accusati di essere ottenuti dallo sfruttamento del lavoro minorile, secondo l’analisi Coldiretti sui dati del Dipartimento del Lavoro Usa per sfruttamento del lavoro minorile.
I minori, dal Sud America all’Asia fino alla vicina Turchia, vengono impiegati per la coltivazione o la produzione di molti cibi che finiscono sugli scaffali dei supermercati italiani ed europei, quotidianamente invasi dalle importazioni di prodotti extracomunitari, a volte spacciati per italiani grazie alla mancanza dell’obbligo dell’etichettatura d’origine che interessa ancora circa un quinto della spesa alimentare.
“Abbiamo più volte sollecitato l’Unione Europea a bloccare le importazioni di prodotti alimentari che sfruttano i bambini”, commenta il presidente Coldiretti, Ettore Prandini, sottolineando la necessità che “dietro tutti i cibi che arrivano sulle tavole ci sia un percorso di qualità che riguarda la tutela dei minori, oltre che del lavoro, dell’ambiente e della salute. Lo sfruttamento dei minori è un fenomeno intollerabile - continua Ettore Prandini - che la crisi causata dalla pandemia Covid rischia purtroppo di rendere ancora più diffuso, ed è dunque importante un cambio di passo a livello comunitario a partire da una maggiore attenzione agli accordi commerciali con quei Paesi dove si sfrutta il lavoro minorile”.
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