La tensione tra il mondo agricolo italiano e la Ue, forse, non è mai stata così alta. Sul tavolo, la questione dell’olio tunisino importato a dazi zero, quella dei pomodori marocchini e l’annoso problema della filiera del latte. E ora, se non bastasse, c’è un altro motivo di scontro, come denuncia la Coldiretti, scesa in strada a Bari con migliaia di agricoltori e centinaia di trattori per protestare contro le politiche europee: il Parlamento di Bruxelles, infatti, sarebbe intenzionato a togliere la data di scadenza dell’olio di oliva per favorire lo smaltimento delle vecchie scorte, a danno dei consumatori, modificando così l’articolo 7 della legge n. 9 del 2013, nella parte in cui prevede un termine minimo di conservazione non superiore ai diciotto mesi per l’olio di oliva.
Di fatto, si tratta di una norma che favorisce lo smaltimento di olio vecchio e, spiega la Coldiretti, fa invece venir meno un’importante misura di salvaguardia per il consumatore, visto che numerosi studi hanno dimostrato che con il tempo l’olio di oliva modifica le proprie caratteristiche. Con l’invecchiamento, continua la Coldiretti, l’olio comincia a perdere progressivamente tutte quelle qualità organolettiche che lo caratterizzano (polifenoli, antiossidanti, vitamine) e che sono alla base delle proprietà che lo rendono un alimento prezioso per la salute, capaci di rallentare i processi degenerativi dell’organismo. Ecco perché, secondo la Coldiretti, è necessario mantenere il termine minimo di conservazione, prevedendo una possibilità di deroga solo se il produttore adotta ulteriori accorgimenti per la conservazione organolettica del prodotto, da riportare in etichetta. Sarebbe importante, ad esempio, introdurre l’obbligo dell’indicazione in etichetta dell’annata della raccolta.
Ma il disegno di legge europea 2015 rischia di modificare in peggio l’etichettatura degli oli di oliva, abrogando le norme che prevedono che “l’indicazione dell’origine delle miscele di oli di oliva deve essere stampata … con diversa e più evidente rilevanza cromatica rispetto allo sfondo, alle altre indicazioni e alla denominazione di vendita”, con l’effetto, denuncia la Coldiretti, di attenuare i livelli di tutela nella commercializzazione dell’olio di oliva. “Un danno per i consumatori ed i produttori, in un Paese come l’Italia, che è il primo importatore mondiale di olio di oliva che viene spesso mescolato con quelli nazionale per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all’estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri - denuncia il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo - e il recente via libera finale all’accordo che comprende anche la quota aggiuntiva per l’importazione senza dazi nell’Unione Europea di 35.000 tonnellate in più l’anno di olio d’oliva tunisino, è una scelta sbagliata che non aiuta i produttori tunisini, danneggia quelli italiani ed aumenta il rischio delle frodi a danno dei consumatori. A guadagnare - sostiene Moncalvo - sono solo le grandi multinazionali che hanno già avuto dall’Unione Europea un regalo da 110 milioni di euro grazie allo sconto di 1,24 euro a chilo che è stato concesso con il nuovo contingente agevolato di 35.000 tonnellate dalla Tunisia va ad aggiungersi alle attuali 56.700 tonnellate a dazio zero già previste dall’accordo di associazione Ue-Tunisia, portando il totale degli arrivi “agevolati” annuale oltre quota 90mila tonnellate, praticamente pari a tutto l’import in Italia dal Paese africano”.
Di fronte al crescendo di inganni il consiglio di Coldiretti è quello di guardare con più attenzione le etichette ed acquistare extravergini a denominazione di origine Dop, quelli in cui è esplicitamente indicato che sono stati ottenuti al 100% da olive italiane o di acquistare direttamente dai produttori nei frantoi o nei mercati di Campagna Amica. L’olio di oliva, conclude la Coldiretti, è un settore strategico del made in Italy, con 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro, e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate.
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