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IN GAZZETTA UFFICIALE

Sicurezza nei locali, i pubblici esercizi contro il decreto del Ministro Matteo Piantedosi

Le nuove regole preoccupano le associazioni di categoria: “non possiamo prenderci in carico il controllo della legalità dentro e fuori i locali”
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Il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi

“Prevenzione di atti illegali o di situazioni di pericolo per l’ordine e la sicurezza pubblica all’interno o nelle immediate vicinanze degli esercizi pubblici” valorizzando “i comportamenti degli esercenti che intendono concorrere al mantenimento della legalità”. È quanto scritto nelle linee guida contenute in un decreto del Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, datato 21 gennaio e pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 25 gennaio, che ha suscitato le reazioni di proprietari e gestori dei pubblici esercizi, oltre che le relative associazioni di categoria, preoccupati dal fatto di doversi prendere in carico in prima persona del controllo della legalità e sicurezza sia dentro che fuori dai loro locali.
Il testo del Viminale elenca, infatti, una serie di prescrizioni (su base volontaria e “meccanismi premiali” come poi è stato ribadito in un secondo momento, ma ci arriviamo, ndr) in capo all’esercente quali la videosorveglianza, l’individuazione di un responsabile e l’esposizione del codice di condotta redatto dal Ministero dell’Interno sull’“avventore modello”, ovvero quel cliente che non introduce armi improprie all’interno del locale, né spray urticante o droghe, non fa danni e non tiene comportamenti molesti.
Tra i primi ad insorgere e a chiedere un confronto con Piantedosi stesso, Fiepet-Confesercenti tramite il presidente Giancarlo Banchieri: “sconcerta il mancato coinvolgimento delle associazioni e il tentativo di scaricare responsabilità, che spettano alle Forze dell’ordine, sui gestori di bar, discoteche e simili - ha commentato - la sicurezza richiede una gestione strutturata, non il semplice trasferimento di oneri. La chiusura dei locali per gli inadempienti rischia inoltre di causare danni irreparabili alle attività economiche, spesso in modo ingiusto”.
Anche la Fipe-Confcommercio, il 25 gennaio, è intervenuta sul tema esprimendo profonda “contrarietà” e “delusione” riguardo al decreto emanato dal Ministero dell’Interno, rimarcando l’assenza di previa consultazione delle associazioni di categoria interessate e il trasferimento di responsabilità di ordine pubblico, che spettano allo Stato, alle attività, che “sono già responsabili all’interno dei propri locali, con organizzazioni strutturate per garantire la massima sicurezza ai nostri clienti - ha sottolineato il vicepresidente vicario, Aldo Mario Cursano - abbiamo sistemi di sicurezza, attività di formazione e prevenzione che rispondono alla nostra funzione: accogliere e servire i cittadini. Ma non possiamo occuparci di ciò che avviene all’esterno dei nostri spazi, perché non è pertinente alle nostre responsabilità e funzioni”. Inoltre Fipe-Confcommercio ha messo in luce anche un altro elemento: l’installazione dei sistemi di videosorveglianza sarebbe a spese del locale, così come la designazione di referenti per la sicurezza, “imponendo ulteriori oneri a un settore già gravato da pesanti costi e adempimenti”.
Poi, il 27 gennaio arriva la rettifica del Ministro Piantedosi sul suo profilo X: “l’adozione delle linee guida sulla sicurezza nei locali pubblici, in particolare discoteche e luoghi di intrattenimento, è stata ampiamente condivisa con le associazioni di categoria, Regioni ed Enti locali e va incontro ad esigenze da loro stesse rappresentate”, scrive, precisando: “non introducono obblighi e sanzioni e non impongono investimenti. Gli operatori potranno scegliere se adottarle o meno, in piena libertà”.
Un post che è stato apprezzato dallo stesso Aldo Mario Cursano, pur ribadendo la necessità di definire meglio i contorni del provvedimento: “accogliamo con grande favore la precisazione del Viminale sulla volontarietà delle linee guida - ha detto il vicepresidente vicario di Fipe-Confcommercio - auspichiamo che quanto prima venga convocato un tavolo di lavoro per chiarire le modalità e gli ambiti, seppur su base volontaria, di queste linee guida sul territorio, evitando che responsabilità non proprie dell’attività di pubblico esercizio ricadano sulle imprese”. Ma il 29 gennaio Confcommercio Siena torna sulla questione: “ la promessa di “meccanismi premiali” è un malcelato tentativo di spingere verso una direzione specifica l’esercente, senza specificare responsabilità civili e penali che l’operatore si assume - dichiara il direttore locale, Daniele Pracchia - i ruoli devono essere ben distinti. Chi gestisce un bar, un ristorante, non è un poliziotto o un carabiniere. Il lavoro che spetta allo Stato non può essere di un esercente. Bar e ristoranti danno sicurezza ad un territorio, lo rendono vivo - continua - quindi dobbiamo tutelarli, incentivarli, non chiedere a loro di tutelare il territorio. Non solo, le telecamere già ci sono. Un bar lavora attivamente con le Forze dell’ordine. Il problema è che questo decreto spinge ad avere un controllo fuori dal locale. E lì gli esercenti non hanno ruolo”.
Nel frattempo, il Ministro Piantedosi è attualmente indagato - insieme alla Premier Giorgia Meloni, il collega alla Giustizia Carlo Nordio e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano - per la liberazione di Njeim Osama Elmasry, il capo della polizia giudiziaria libica, ed è perciò credibile che il tavolo di chiarimento sul decreto riguardante sicurezza e locali chiesto dalle associazioni di categoria venga posticipato.

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