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NON-FUNGIBLE TOKEN

“Single vineyard” certificati in Nft, è la volta del Brunello di Montalcino Villa Le Prata d’artista

Asta su blockchain della prima vendemmia dei Cru “Vigna Le Prata” e “Vigna San Prospero” 2018, nati in collaborazione con l’enologa Graziana Grassini

Prodotti in microparcelle di vigneti anche più piccole di un ettaro, unici e desiderati da collezionisti ed appassionati di tutto il mondo come opere d’arte, sempre di più a certificare l’irripetibilità dei “Single vineyard” sono gli Nft. Un mondo, quello delle nuove frontiere del “possesso digitale”, nel quale i grandi vini hanno fatto da tempo il loro ingresso, e il cui ultimo “pezzo da collezione” è una selezione della prima vendemmia ad essere commercializzata come “vino in vigna” dei Cru di Brunello Docg “Vigna Le Prata” 2018 e “Vigna San Prospero” 2018 di Villa Le Prata, vinificati in collaborazione con l’enologa Graziana Grassini, griffati dall’artista fiorentina Arianna Papini e certificati in “Non-fungible token”, dei quali la cantina-gioiello dell’ottocentesca Tenuta di Montalcino, lancia un’asta internazionale su blockchain sulla piattaforma Opensea. L’esclusiva serie composta da 6 bottiglie, delle 1.300 prodotte, di Brunello di Montalcino “Vigna Le Prata” 2018, ottenuto dalle uve dell’antico clone di Sangiovese Grosso piantato alla fine degli anni Ottanta del Novecento nel più alto dei vigneti dell’azienda, appena un ettaro ad un’altitudine di 507 metri sul livello del mare, e da 6 bottiglie, delle 1.800 prodotte di “Vigna San Prospero” 2018, ottenuto sempre dalle uve dell’antico clone di Sangiovese Grosso, ed autenticati attraverso una serie esclusiva di 12 “Non-fungible token” (Nft) che ne garantiranno l’unicità e originalità su blockchain, con un tocco d’artista, sarà in asta sulla piattaforma Opensea per 72 ore a partire dal 14 giugno, con ogni bottiglia di vino Nft battuta singolarmente, per una durata di 6 ore ciascuna. Gli ultimi due lotti saranno dedicati alle bottiglie numero 1 di ciascun “Brunello Vigna”. ‬
Un’asta che, in collaborazione con Innovart di Trefoloni e Associati e il supporto di Young Platform, “si può considerare un evento pioneristico per Montalcino - spiega Anna Vittoria Brookshaw, alla guida di Villa Le Prata - la scelta dell’asta così come dei Nft vuole essere un modo nuovo e coraggioso, anche per il territorio del Brunello, per dare valore simbolico ad una filosofia pioneristica come quella della microparcellizzazione in cui crediamo moltissimo. Gli Nft sono il simbolo dell’irripetibilità dei “single vineyard” ed una risposta concreta alla sempre crescente richiesta dei collezionisti e di chi investe nel vino. E la scelta di farlo per la prima vendemmia ad essere commercializzata come vino vigna, la 2018, vuole sottolineare anche il coraggio con cui portiamo avanti il progetto di microparcellizzazione aziendale scegliendo di parcellizzare i soli 2,8 ettari dell’azienda in 4 Cru ricercando i caratteri di tipicità e unicità di un vino che non necessariamente combaciano con ciò che il mercato si è abituato a riconoscere come Brunello. La vigna è il cuore di tutto, il nostro Brunello è lo specchio dei nostri suoli con i loro microclimi, e ne valorizziamo le caratteristiche perché ogni annata riproduca e unisca il meglio delle particolarità che esprimono. Ogni Nft di queste collezioni simboleggia pertanto una bottiglia di vino unica nel suo genere così come la scelta di realizzare un Cru per ogni particella rafforzando un legame tra Villa Le Prata e il suo territorio che dura dalla fine dell’Ottocento”.
Villa Le Prata, in tal senso, negli anni scorsi ha condotto studi approfonditi su ciascuna vigna proprio con la volontà di arrivare a creare vini sempre più legati ai singoli suoli che si trovano nelle fasce altitudinali più alte del territorio di Montalcino, e dove i vigneti hanno traggono beneficio dei cambiamenti climatici e del progressivo aumento delle temperature, come WineNews racconta già da qualche tempo, documentando lo spostamento delle “micro-vigne” che caratterizzano i 24.000 ettari vitati nel territorio del Brunello verso maggiori altitudini proprio in risposta al climate change (per una produzione, da parte di oltre 200 aziende, che va dai 9 ai 12 milioni di bottiglie l’anno, il cui valore è aumentato del 18% nel 2022 sul 2021 per un giro d’affari di 250 milioni di euro, grazie ad annate ai vertici della critica mondiale e sold out, come la Riserva 2016, ndr). Per seguire l’evoluzione dei vini in cantina Anna Vittoria Brookshaw ed il figlio Edoardo Losappio, che insieme al fratello Niccolò ed al padre Bernardo, la affiancano nella conduzione dell’azienda di famiglia fondata da Massimo Losappio, storico primario dell’Ospedale di Montalcino, e un tempo residenza di campagna del Vescovo della città, collaborano con Graziana Grassini, una delle figure più autorevoli nel panorama degli enologi italiani, allieva del grande enologo Giacomo Tachis (“padre” del Sassicaia, del Tignanello e del Solaia, e non solo, ndr). Questi vini, favoriti anche dall’altitudine di 500 metri dei vigneti aziendali sono creati per esaltare i caratteri di tipicità oltre che di eleganza, complessità e longevità. Oltre al Brunello di Montalcino “Vigna Le Prata” e “Vigna San Prospero” usciranno, ogni volta che l’annata lo permetterà, anche Brunello di Montalcino “Vigna del Vescovo” e Brunello di Montalcino Riserva “Vigna Massimo”, per un totale di 2,8 ettari e meno di 10.000 bottiglie prodotte all’anno (quest’anno 3.100 tra Vigna San Prospero e Vigna Le Prata). Di queste, 12 bottiglie numerate andranno ai collezionisti che si aggiudicheranno i 12 singoli Nft, impreziositi dall’etichetta che l’artista Arianna Papini ogni anno dedicherà ai singoli “Brunello Vigna”, rievocando il concetto di legame con il proprio terroir, attraverso i colori e i simboli della terra. Per “Vigna Le Prata” la scelta è ricaduta sulla lepre, simbolo di armonia e leggerezza, caratteristiche che si incontrano nel cru Le Prata, mentre per il “Vigna San Prospero” è stato scelto il daino che ben rappresenta questa parcella, strutturato e persistente, ottenuto da uve dell’antico clone di Sangiovese Grosso. La scelta dell’artista è in linea con la filosofia aziendale di coinvolgere gli artisti nei propri progetti. “Per noi il vino è come un’opera d’arte - sottolinea Edoardo Losappio - per deve raccontare qualcosa di unico, la ricchezza di un vino sta nel suo essere il prodotto di un irripetibile combinazione di fattori. Per questo la scelta di isolare una piccolissima unità di terreno così che possa esprimere qualcosa che non potrebbe essere prodotto altrove e in nessun altro momento”.

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