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Slow Fish: “Difendere le comunità locali dei pescatori, e garantirne la sopravvivenza, smettendo di pensare che sia attività obsoleta: ripopoliamo il mare di pescatori”. Tra politica ed economia, ecco le parole del fondatore Slow Food, Carlo Petrini

Non Solo Vino
Il pesce azzurro, grande protagonista a Slow Fish by Slow Food a Genova

Sono 78 milioni le tonnellate di pesci, crostacei e molluschi selvatici pescate ogni anno, 223.000 quelle consumate in Italia solo nel 2013, e moltissime quelle in sofferenza, per questo, come ha ribadito da Slow Fish, Carlo Petrini, presidente Slow Food: “dobbiamo impegnarci su più fronti, da quello politico a quello economico, per difendere le comunità locali dei pescatori e garantirne la sopravvivenza. Sono sbalordito dall’apprendere che la flotta genovese dei pescatori è ridotta a cinque famiglie. Dobbiamo prendere coscienza che stiamo perdendo un pezzo di patrimonio identitario della città e delle nostre coste. Se andiamo avanti così sarà la specie dei pescatori a estinguersi. E non dobbiamo più pensare - continua Petrini - che rappresentino un’economia obsoleta, perché sono fondamentali per mantenere viva una tradizione millenaria. Ecco, allora vi dico: dobbiamo lavorare tutti insieme perché alla prossima edizione di Slow Fish ci siano più famiglie impiegate nel settore della pesca. Ripopoliamo il mare di pescatori”.
A lanciare l’allarme sullo stato dei nostri mari, è stato Silvio Greco, presidente del Comitato Scientifico di Slow Fish ed autore de “Il Pesce”, il libro di Slow Food Editore illustrato da Sergio Staino, che Greco ha presentato ieri al Porto di Genova, da dove ha ricordato che “i mari “sono i motori che regolano il clima del pianeta, anche se troppo spesso la politica non dà loro sufficiente importanza, e questo è un errore economico incredibile. Basti solo pensare che l’Italia, con il suo patrimonio di ecosistemi acquatici lacustri e marini, non ha batiscafi per la ricerca in profondità, mentre la Svizzera ne ha 6”.
Dodici le specie presentate nel libro, tutte a ciclo vitale breve, ottime per il palato e per le tasche e che non minano biodiversità marina. “Certo, per prepararle ci vogliono tempo e pazienza, però racchiudono un’enorme ricchezza, e qui - ha raccontato Silvio Greco - entra in scena Antonio Terzano, chef del ristorante Dentro le Mura di Termoli, un vero scienziato dei fornelli”.
Ma alla base di tutto ci sono educazione e conoscenza, che partono dai più piccoli. Ecco allora un altro tema spinoso a cui questo libro cerca di dare alcuni consigli: il binomio pesce-mense.
“Le difficoltà sono sia economiche sia culturali. Pensate che ora come ora 8 kg di alacce sbarcate a Lampedusa costano solo 2 euro, e sono certo i bambini impazzirebbero. Solo che chi ha vinto gli appalti nelle mense - ha concluso Silvio Greco - spesso ha un budget di 3-4 euro a pasto, come fanno a offrire pesce di qualità che richiede ore di lavoro? È come dice spesso Carlo, se il cibo diventa merce, risponde ai valori del mercato e si trasforma solo in grandi numeri e discussioni sui prezzi. Invece dobbiamo guadagnare il diritto a un cibo di qualità per i nostri figli”.

Focus - Gli Extravergini da salvare
“Uno strumento fondamentale per valorizzare il lavoro degli olivicoltori, in questa stagione danneggiati da condizioni climatiche avverse e in lotta contro una concorrenza sleale che assume sempre nuove forme”. Ecco, in sintesi, l’Extravergine del Presidio, primo progetto su scala nazionale dedicato al cibo quotidiano, presentato da Slow Fish, a Genova.
“Con questo Presidio lanciamo un grido di allarme: sempre più uliveti vengono gradualmente abbandonati a causa di costi sempre crescenti e maggior concorrenza, e il risultato è una perdita irreversibile di biodiversità”, commenta Gaetano Pascale, presidente di Slow Food Italia. “Vogliamo che l’Extravergine del Presidio diventi uno strumento fondamentale per permettere ai consumatori di individuare produzioni buone e identitarie”.
Francesca Baldereschi, responsabile dei Presìdi Slow Food italiani, ha raccontato i princìpi alla base del progetto: “i produttori dovranno rispettare un disciplinare rigoroso, che regola tutte le fasi di coltivazione e produzione”. Mancanza di diserbo e tempo minimo di frangitura dopo la raccolta sono solo alcune condizioni fondamentali. “Insomma, il nuovo Extravergine del Presidio lancia un messaggio forte, facendosi testimone della situazione del settore, che poteva solo essere lanciato a livello nazionale, ribaltando la logica alla base di tutti i nostri Presìdi fino a ora”, spiega Baldereschi. Gli oli sono dotati dell’etichetta narrante, con tutte le informazioni fondamentali che a volte la legislazione trascura, come il luogo di produzione o l’annata.
“Finalmente c’è qualcuno che racconta l’olio in modo diverso, valorizzando il lavoro degli olivicoltori”, afferma Patrizio Gamba, produttore del ponente ligure, esprimendo il suo entusiasmo verso il progetto del Presidio. “Quest’anno abbiamo raccolto poco più del 20% rispetto al solito, nonostante abbiamo lavorato il doppio”. Le conseguenze della disastrosa annata sono evidenti anche nella Guida agli extravergini di Slow Food Editore, già disponibile in libreria, che per la prima volta in 15 anni vede scendere il numero delle aziende presenti. “Abbiamo deciso di pubblicarla per esprimere la nostra solidarietà a chi non è riuscito a produrre e con chi lotta ogni giorno per continuare a farlo”, spiega il curatore Diego Soracco, che lancia anche l’allarme su potenziali frodi e inganni causati dalla scarsa produzione. “Vogliamo una politica che si preoccupi del paesaggio agrario tradizionale, sia come risorsa culturale che turistica. Servirebbe maggiore informazione e una cultura gastronomica che dia valore all’olio di valore”.
Tra i motivi di difficoltà del raccolto 2014, le conseguenze degli eventi meteorologici sugli ulivi, illustrati da Francesco Sottile, professore associato della Facoltà di Scienze Agrarie e Forestali dell’Università di Palermo, e Luigi Pasotti, Responsabile del Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (Sias), che hanno anche fornito precisi consigli e indicatori da tenere sotto controllo.
“Questo è solo l’inizio di un percorso che ci consente di dare un segnale forte per poter agire sul quadro normativo e cambiare le cose. Ora sono solo 26 i produttori che fanno parte del Presidio, ma le potenzialità sono altissime. Tutti insieme riusciremo a fare una vera rivoluzione, sostenendo un olio buono che rispetta ambiente e diritti dei lavoratori”, conclude Gaetano Pascale.

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