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SLOW FOOD IN PRIMA FILA CONTRO LO SFRUTTAMENTO DEI TERRENI: LANCIATA UNA PETIZIONE PER CHIEDERE AI GOVERNI DELL’UE UNA GESTIONE DELLE RISORSE CHE RIDUCA LO SPRECO E IL COSTO DELLE MATERIE PRIME PERMETTENDO LA CREAZIONE DI NUOVI POSTI DI LAVORO

Non Solo Vino
Carlo Petrini

Slow food in prima fila contro lo sfruttamento dei terreni. L’associazione fondata da Carlo Petrini, insieme a Friends of the Earth/Amici della Terra, ActionAid, BirdLife International, Biofuelwatch, Compassion in World Farming e l’Ufficio europeo dell’ambiente (EEB) ha indirizzato una petizione congiunta ai governi europei e all’Ue per invitare l’Europa a ridurre il suo “land footprint”, ovvero la sua impronta sullo sfruttamento dei terreni, definita dal consumo annuo di terre necessario per produrre cibo, tessuti, biocarburanti.
Alcuni studi hanno infatti evidenziato che per far fronte al suo fabbisogno di cibo, tessuti, biocarburanti l’Europa di fatto “importa” 1.212.050 chilometri quadrati di terreno agricolo, ed estensioni ancora più importanti sono sfruttate per fabbricare carta e altri prodotti ricavati dagli alberi, per estrarre minerali e combustibili fossili.
“Il modello di sviluppo classico ha prodotto conseguenze drammatiche sulla distribuzione delle risorse del pianeta. Un sistema basato sul consumo consistente di proteine animali e su sprechi incontrollati è aberrante e sta esercitando una pressione insostenibile sulle risorse idriche e sui terreni fertili del mondo intero - dichiara Piero Sardo, presidente della Fondazione Slow Food per la Biodiversità Onlus - sulla terra oggi si produce cibo per 12 miliardi di persone, ma il 40% di tutto il cibo prodotto diventa rifiuto prima di essersi anche solo avvicinato a qualunque tavola. Slow Food si impegna da anni per promuovere un sistema di produzione, distribuzione e consumo che contrasti gli sprechi e il land grabbing (l’acquisizione a prezzi stracciati dei terreni fertili che, soprattutto nel Sud del mondo, sta minacciando la biodiversità, la sovranità alimentare e la vita stessa delle comunità locali). Servono interventi rapidi e incisivi, anche a livello comunitario, da parte delle istituzioni, dei cittadini e della società civile”.

Info: www.slowfood.it

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