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SOLIDARIETÀ

Sminare i vigneti della regione di Mykloaiv: il progetto “Mine to Vines” di Roots of Peace

L’obiettivo dell’organizzazione umanitaria è restituire le terre straziate dai bombardamenti e dall’occupazione russa alla viticoltura

Sminare i vigneti della regione di Mykloaiv, e restituire le terre straziate dai bombardamenti e dall’occupazione russa alla viticoltura, come è stato negli ultimi millenni. È l’obiettivo, ambizioso, del progetto “Mine to Vines”, annunciato il 2 dicembre (ossia il giorno in cui, 25 anni fa, 162 Paesi firmarono il Trattato di Ottawa per vietare le mine antiuomo) dall’organizzazione umanitaria non profit Roots of Peace, che da 25 anni riconsegna alla viticoltura e ad altre colture i terreni martoriati dalle guerre, insieme al Rotary E-Club dell’Ucraina.

“Quasi il 30% del territorio dell’Ucraina è ancora contaminato dalle mine russe, perciò è nostra ferma convinzione che con il supporto di Roots for Peace il processo di sminamento sarà eseguito in modo rapido ed efficace, riportando la normalità alla nostra gente, che ha sofferto in questi mesi la guerra di aggressione russa”, ha commentato Dmytro Kushneruk, console generale dell’Ucraina.

Nel 1997, la fondatrice di Roots for Peace, Heidi Kuhn, partecipò personalmente alla firma dello storico Trattato di Ottawa, insieme a tre viticoltori della California (Mondavi, Beringer e Wente) con l’obiettivo di trasformare le mine in viti, sostituendo i campi minati con i vigneti. Ad oggi, Roots of Peace ha rimosso oltre 100.000 mine antiuomo/Uxo, e piantato oltre 7 milioni di alberi da frutto, coltivando la pace attraverso l’agricoltura in tutto il mondo, dalla Croazia alla Bosnia-Erzegovina, dall’Afghanistan all’Angola, dall’Azerbaigian al Vietnam, fino alla Palestina. Intanto, dopo la liberazione di Kherson e Mykolaiv, il Governo ha deciso di evacuare le due regioni, perché i danni alle infrastrutture causati dai bombardamenti russi rendono impossibile, per la popolazione, superare l’inverno. La speranza, invece, arriva da esempi come quello di Mykhailo Molchanov, il viticoltore che, proprio a Mykolaiv, tra missili e militari ha portato a termine la vendemmia, producendo un’etichetta ironica e coraggiosa: “Grad Cru”, dal nome del lanciarazzi russo BM-21 (qui l’articolo completo).

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