Sos per molti prodotti tipici italiani che rischiano di scomparire dalle tavole di tutto il mondo: a lanciare l'allarme è la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) che ricorda come il "tipico", oltre a rappresentare il 10% della produzione agricola nazionale, realizzi un fatturato che tocca i 9 miliardi di euro dando lavoro, tra attività dirette e indotto, a più di 300.000 persone.
"Quella del cioccolato - denuncia la Cia - è solo l'ennesima vicenda che va ad aprire un nuovo pericoloso fronte nell'agroalimentare italiano. La sentenza Ue, le conseguenze che comporterà e alcune direttive comunitarie rischiano di mettere fuori mercato moltissimi prodotti tipici e di qualità della nostra agricoltura. Si tratta di produzioni che rischiano di scomparire dalle tavole, non solo italiane, ma di tutto il mondo, e con esse anche una cultura che si fonda su tradizioni millenarie. Così prodotti apprezzati in tutto il mondo, come il lardo di Colonnata e il formaggio di Fossa, nel giro di poco tempo corrono il pericolo di non essere più trovati. Stesso discorso vale per quei prodotti tipici italiani che all'estero vengono imitati o contraffatti. E così molti prodotti, dai formaggi (gorgonzola, parmigiano reggiano, grana padano, pecorino romano e sardo) ai salumi (prosciutto di Parma e di San Daniele, culatello di Zibello, capocollo, soppressata di Calabria) fino all'olio (di Brisighella, di Canino, del Cilento, della Riviera Ligure, della Sabina, dell'Umbria) e alla frutta (arance rosse di Sicilia e nocciola di Giffoni) potrebbero, tra breve, subire pesantissimi contraccolpi".
Un danno gravissimo causato da un attacco incontrollato che si sta ormai perpetrando con sempre più insistenza e che, oltre agli aspetti economici, rischia di colpire l'immagine stessa dell'agricoltura del nostro Paese. Da qui, per la Confederazione Italiana Agricoltori (Cia) vede la necessità di intervenire a livello internazionale in difesa delle nostre produzioni tipiche che, tra l'altro, rappresentano un patrimonio importantissimo per quelle economie locali delle zone marginali di montagna e collina che, altrimenti, non avrebbero molte altre possibilità di sviluppo.
L’agropirateria del “made in Italy" dilaga
nel mondo: gli esempi più eclatanti
Il falso "made in Italy" alimentare dilaga in tutto il mondo. E' così tra i tavoli di ristoranti e pizzerie fino agli scaffali dei supermercati. Un pò ovunque, insomma, l'imitazione del "tipico italiano" imperversa disorientando il consumatore poco tutelato dalle attuali norme comunitarie e internazionali.
Gli esempi ? Ne cita alcuni la Coldiretti: Insieme con i più noti come il "Parmesan", imitazione del Parmigiano Reggiano, e il marchio "Cambozola" prodotto in Germania e che evoca il tradizionale Gorgonzola ci sono molti altri casi di "agropirateria" come il formaggio Provolone del Wisconsin (Usa), la Robiola canadese, il Chianti Classico imbottigliato nelle cantine argentine, la Grappa prodotta in Sud Africa, le produzioni australiane di Marsala e Lambrusco e l'olio "Toscano" imbottigliato e venduto da prestigiosi supermercati inglesi.
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