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VINO E AMBIENTE

Sostenibilità e gestione del territorio, la “case history” del Soave fa scuola nel mondo

Il territorio protagonista del Master per la gestione dei paesaggi rurali dell’Università Firenze, in attesa di “Soave Stories” (17-18 maggio)
SOAVE, SOSTENIBILITA, TERRITORIO, vino, Italia
Il Paesaggio vitato del Soave visto dalla frazione di Fittà

Se la sostenibilità oggi è un must, tra i territori del vino che ci hanno investito da tempo, c’è il Soave, che a fine 2018 è stato riconosciuto come patrimonio agricolo di rilevanza mondiale, il primo in Italia legato alla viticoltura riconosciuto dal Comitato Scientifico della Fao nel programma Giahs - Globally Important Agricultural Heritage Systems. Un percorso intrapreso da una delle più importanti denominazioni bianchiste d’Italia da oltre 15 anni, e che oltre ad essere diventato via maestra di buone pratiche per la gestione del territorio e la salvaguardia dell’ambiente, è diventando anche uno dei principali driver di comunicazione del Consorzio del Soave.
Tanti i progetti messi in campo: Itaca, Soilution System, Integrità, Green Vision e non solo, “attivati per trovare soluzioni a quelle che sono, oggi e domani, le sfide della moderna viticoltura di collina, al fine di renderla economicamente sostenibile anche in contesti competitivi in veloce evoluzione. Mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, gestione della risorsa idrica, utilizzo di pratiche contro l’erosione del suolo sono solo alcuni dei numerosi temi sui quali il Consorzio sta investendo assieme ai più importanti enti di ricerca per fornire ai produttori nuovi strumenti di gestione e soluzioni tecniche”.
Una “case history” , quella del Soave, che fa letteralmente scuola: ieri è stata presentata ai 25 studenti del Master per la gestione dei paesaggi rurali dell’Università Firenze, in arrivo da tutto il mondo, che studieranno anche il percorso che ha portato al riconoscimento Gihas, ma anche la storia e le tradizioni del territorio, che visiteranno nel tour del 26 aprile, per “imparare con i loro occhi cosa vuol dire conservare un sito di 13.000 ettari che è stato definito uno dei meglio conservati al mondo”.
“Siamo di fronte a un momento di grande responsabilità e consapevolezza - dice Sandro Gini, presidente del Consorzio del Soave - dopo il riconoscimento il mondo ci guarda come un modello di sostenibilità che può essere seguito, nonostante le difficoltà, un sistema in grado di rimanere saldo e assicurare reddito ma capace di intraprendere scelte coraggiose per la salvaguardia ambientale. Un processo che è partito da riflessioni all’interno del contesto produttivo e si sta allargando alle amministrazioni comunali, ai tecnici agronomi che seguono la denominazione, alle persone che vivono il territorio”. Percorsi di scena anche a Soave Stories (Soave, il 17-18 maggio), uno nuovo format che prende il posto di Soave Preview. “Un nuovo evento di grande impatto - spiega il direttore del Consorzio, Aldo Lorenzoni - dove racconteremo le grandi sfide della denominazione, oggi patrimonio agricolo mondiale, esempio di longevità per i vini bianchi, laboratorio di biodiversità e Doc innovativa nel progetto internazionale Volcanic Wines”.

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