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CASE HISTORY

Sostenibilità e vino, al colosso Caviro il “Premio Impresa Ambiente 2020”

Alla cooperativa dell’Emilia Romagna il riconoscimento di Camera di Commercio di Venezia, Unioncamere e Ministero dell’Ambiente

La sostenibilità nel vino ormai è un must, un mantra, una parte costituente del lavoro quotidiano di tante aziende. E se ancora è atteso il decreto del Ministero delle Politiche Agricole che disegnerà lo standard nazionale nella certificazione del vino prodotto in modo sostenibile, non mancano le case history di grande importanza che, a loro modo, indicano la via. Come il progetto “Dalla vite alla biocarburazione avanzata, con Caviro è possibile” del Gruppo Caviro, una delle realtà cooperative più importanti del vino italiano, che ha vinto la categoria “Migliore gestione per lo sviluppo sostenibile per media o grande impresa” del “Premio Impresa Ambiente” 2020, il più alto riconoscimento italiano per le imprese, gli enti pubblici e privati che abbiano dato un contributo innovativo a processi, sistemi, partenariati, tecnologie e prodotti in un’ottica di sviluppo sostenibile, rispetto ambientale e responsabilità sociale, promosso dalla Camera di Commercio di Venezia Rovigo, in collaborazione con Unioncamere e con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi assorbito dal Ministero della Transizione Ecologica del Governo Draghi, ndr). Caviro, insieme alle altre aziende premiate, e menzionate con specifica indicazione della giuria, parteciperà poi di diritto alla selezione dell’European Business Award for the Environment promosso dalla Commissione Europea.
Marco Frey, Professore ordinario di Economia e gestione delle imprese alla Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa e presidente della giuria, ha motivato così il riconoscimento: “Caviro rappresenta uno degli esempi più significativi di filiera integrata nel settore vitivinicolo, il cui impegno nel perseguimento della sostenibilità è connotato da una visione strategica a lungo termine. Know how e dotazione impiantistica consentono a Caviro di produrre all’interno dei propri stabilimenti non soltanto del vino di qualità, ma anche di trasformare tutti i sottoprodotti della vinificazione, attribuendo allo scarto dignità di risorsa che si rigenera e che rientra nuovamente in un ciclo produttivo. Degna di nota è anche la potenzialità di diffusione di questi principi su vasta scala essendo Caviro presente sul mercato con marchi molto conosciuti”.
“Siamo onorati di ricevere questo Premio che dedico ai nostri 12.400 agricoltori soci - ha detto Dalmonte - la nostra è una storia che parte e arriva al grappolo d’uva in un cerchio non solo ideale ma anche reale. Grazie all’economia circolare Caviro non produce scarti ma solo materie prime e lo fa tenendo insieme tutela ambientale e business. Perché le persone sono sempre più attente ad acquistare prodotti provenienti da una filiera responsabile e premiano chi, quotidianamente, si pone delle domande sull’effetto del proprio agire. Questo ci convince ad andare avanti e a continuare a investire”.
Il Gruppo Caviro rappresenta uno degli esempi più significativi di filiera agroalimentare integrata ed è un modello completo di economia circolare. Caviro Società Cooperativa Agricola con 29 soci, di cui 27 cantine, valorizza il lavoro di 12.400 soci viticoltori di 7 regioni d’Italia che producono, in 36.000 ettari vitati, il 10% delle uve del territorio nazionale. La cooperativa raggiunge con i propri vini 7 milioni di famiglie consumatrici, diventando di fatto la cantina più grande d’Italia certificata sostenibile secondo lo standard Equalitas. Oltre alle tradizionali lavorazioni del vino, la società Caviro Extra SpA si occupa di valorizzare tutti i sottoprodotti di cantina estraendo prodotti nobili e, assieme alla società Enomondo (joint venture tra Caviro Extra SpA ed Herambiente SpA), è in grado di trattare scarti liquidi e solidi provenienti dalla filiera agroalimentare italiana producendo energia verde, carburanti rinnovabili e fertilizzanti naturali.
Il Gruppo Caviro sta attuando ulteriori investimenti nel settore green relativamente ad un consistente potenziamento dell’impianto di compostaggio di Faenza allo scopo di ritornare una quota sempre maggiore di sostanza organica ai terreni sotto forma di fertilizzante naturale.

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