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VENDEMMIA E ARCHEOLOGIA

Sotto il Tempio di Giunone, la vendemmia più suggestiva nel cuore della Valle dei Templi

La raccolta nei 4 ettari (che diventeranno 13) curati dalla Cooperativa dei Viticultori di Canicattì, da cui nasce il “Diodoros - Il Vino della Valle”

È senza dubbio una delle vendemmie più belle del mondo, se non la più bella in assoluto: la raccolta dei grappoli tra i filari della Valle agrigentina, con i templi greci sullo sfondo, è uno spettacolo che si ripete ogni anno, in un connubio tra viticoltura, arte ed archeologia impareggiabile, reso possibile dalla storica collaborazione tra Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi e la Cooperativa Viticultori Associati di Canicattì: dai 4 ettari coltivati sotto il Tempio di Giunone, a Nero d’Avola, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, nascono le 6.000 bottiglie di “Diodoros - il Vino della Valle” . Che, nei prossimi anni, saranno molte di più: presto, infatti verranno piantati altri 9 ettari, per un totale di 13 ettari vitati ed un potenziale di 20.000 bottiglie prodotte.
Quello enoico, però, non è che una parte del più grande progetto Diodoros, iniziativa nata dalla cooperazione fra partner pubblici e privati con l’obiettivo di valorizzare l’immenso patrimonio artistico, culturale, paesaggistico, biologico ed agronomico presente all’interno dei 1.300 ettari del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, che dal 2005 seleziona le aziende del territorio di alto profilo qualitativo per ricreare e far rivivere prodotti tradizionali di qualità, sfruttando risorse naturali fino ad allora non del tutto considerate. In questa cornice, dal luglio 2011, il Parco della Valle dei Templi e Cva Canicattì sono stati accomunati dalla stessa identità di vedute: vino e archeologia concorrono a fare grande un territorio ricco di storia, dove l’agricoltura svela il senso e l’origine della civiltà. Un orizzonte condiviso che ha dato vita ad un progetto dal grande valore simbolico, perché costituisce un valido esempio di mantenimento e sostenibilità ambientale di un paesaggio immerso in un contesto unico e di grande valore.

Focus - Il Paesaggio, le colture, la storia
Il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, ampio circa 1.300 ettari, conserva uno straordinario patrimonio monumentale e paesaggistico che comprende i resti dell’antica città di Akragas e il territorio ad essa circostante sino al mare. Nella Valle dei Templi, dichiarata nel 1997 dall’Unesco Patrimonio Mondiale dell’Umanità, si trova uno dei maggiori complessi archeologici del Mediterraneo, immerso in un paesaggio agrario e naturale di rara bellezza prevalentemente costituito da olivi centenari e mandorli. Dei 1.300 ettari complessivi, 455 appartengono al demanio regionale e sono direttamente gestiti dal Parco.
Mandorleti e oliveti in coltura promiscua, costituiscono il paesaggio dell’arboricoltura asciutta e rappresentano la componente vegetale più caratterizzante del Parco. Nelle aree fertili viene coltivata la vite, per la produzione di uve da vinificare. In prossimità di vecchi casolari sono presenti viti allevate a formare pergolati per la produzione di uve da tavola, utilizzate per uso familiare. Accanto al paesaggio dell’arboricoltura asciutta, in terreni dove maggiore è la disponibilità di acqua, sono presenti antichi “giardini” di agrumi a costituire il paesaggio dell’arboricoltura irrigua.
Importanti e significativi sono i lembi di macchia mediterranea a olivastro, euforbia, sparto, lentisco, terebinto, fillirea, carrubo, palma nana, salsola, alaterno e mirto riscontrabili sulle ripide pareti di calcarenite del Parco e tra i resti archeologici del tempio di Zeus a costituire formazioni di grande pregio in un vero e proprio connubio tra archeologia e natura.
La ricchezza e la fertilità del paesaggio della Valle, da sempre è stata raccontata nelle fonti bibliografiche e illustrata nell’iconografia storica, da Diodoro Siculo ad Al-Idrisi, dai viaggiatori del Grand Tour a Pirandello e Camilleri. Proprio Diodoro Siculo, nel I sec. d.C., scrive di “una condizione di grande benessere” in cui viveva il territorio di Akragas. “C’erano vigneti di eccezionali dimensioni e bellezza, e la maggior parte delle terre era coperta di ulivi, la cui abbondantissima produzione era destinata al commercio cartaginese…”. Nel 1138, Al-Idrisi conferma la ricchezza dei campi coltivati della Valle, “possiede orti e giardini lussureggianti, nonché un’ampia varietà di prodotti frutticoli... Numerosi sono i suoi giardini, ben note le sue derrate”.

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