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MERCATO

Spese in aumento e consumi in calo. Il difficile anno della carne fotografato dal report Ismea

Lo scenario produttivo in Italia risente dell’aumento dei costi di alimentazione. I prezzi crescono sopra le medie stagionali degli ultimi anni
CARNE, ECONOMIA, ISMEA, Non Solo Vino
2022 anno difficile per la carne bovina: i dati Ismea (ph: Jonathan Borba via Unsplash)

Le spese in aumento e la poca disponibilità della materia prima condizionano il mercato della carne. Il report di Ismea sottolinea che nel Vecchio Continente la scarsa disponibilità di capi bovini maturi mantiene i prezzi a livelli elevati. La produzione continua a contrarsi anche nei primi 8 mesi del 2022 (-1,5%), confermando la tendenza negativa degli ultimi tre anni. Il fattore inflazione, inoltre, ha iniziato a incidere sul consumo di carne bovina: il risultato è che, in molti Paesi, i consumi sono in contrazione. Lo scenario produttivo in Italia risente dell’aumento dei costi di alimentazione, con l’avvio al macello di un maggior numero di capi da riforma: +2,7% i capi macellati di cui un quinto appartenenti alla categoria vacche (+12% vs 2021).
I prezzi crescono attestandosi sopra le medie stagionali dei precedenti anni, trainati oltre che dall’aumento dei costi anche dai prezzi elevati degli altri paesi europei (per i vitelloni +22% ad ottobre sulla media del triennio precedente, le vacche addirittura +32%).
Per quanto riguarda il commercio estero, calano le importazioni di bovini vivi da allevamento (-2,1% nel periodo gennaio-agosto 2022 con flessioni importanti negli ultimi due mesi) quindi l’offerta prevista per i mesi invernali sarà ulteriormente ridotta sia sull’attuale che a quella dell’inverno 2021. Sul fronte delle carni, le importazioni dei primi 8 mesi 2022 sono su livelli superiori del 3,6% in volume rispetto allo stesso periodo del 2021, +54% gli esborsi per l’import dei vivi e +32% quelli per le carni. Nei primi 10 mesi 2022, rispetto ad un anno fa, la spesa per la carne bovina è in aumento del 4% e ben al di sopra rispetto all’analogo periodo pre-pandemia ma i volumi sono in contrazione del 4,5% sul 2021, un livello che si riduce anche rispetto al periodo pre-covid (1,2%). L’aumento dei costi di produzione insieme all’innalzamento dei requisiti richiesti per il soddisfacimento della sostenibilità ambientale porteranno gli allevatori a compiere scelte strategiche importanti. La preoccupazione e le incertezze rimangono: nonostante le difficoltà finanziarie serviranno investimenti sulle innovazioni.

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