Mettere al centro il territorio con azioni immediate per la sua tutela. Secondo Cia-Agricoltori Italiani l’accordo raggiunto Glasgow per mettere fine alla deforestazione con investimenti per quasi 20 miliardi di dollari e la piantumazione di mille miliardi di alberi a livello mondiale, stabilita dal G20 di Roma, richiedono da qui al 2030 uno sforzo di grande responsabilità e concretezza riaffermando, come mai in passato, anche la centralità del terreno nella conservazione e nello sviluppo sostenibile della vita sul pianeta. Cia-Agricoltori Italiani, in vista della Giornata Mondiale del Suolo che ricorre domenica 5 dicembre, con focus su “Fermare la salinizzazione del suolo, aumentarne la produttività”, sottolinea come “in giorni di bilanci sull’anno che sta per concludersi, ci si prepari a fare la quadra anche su progetti e risorse in campo contro il degrado del suolo e senza dimenticare la specifica Strategia Ue per traguardare gli obiettivi del Green Deal”. Un percorso complesso ma strategico che può offrire all’Europa intera una rinnovata consapevolezza dei rischi e delle opportunità.
“Basti pensare - specifica l’organizzazione degli agricoltori italiani - che invertire la perdita di biodiversità e il consumo di suolo, può fruttare 1.400 miliardi di dollari all’anno, ma soprattutto frenarne il degrado vuol dire farsi carico delle pessime condizioni di salute in cui versa già il 70% dei terreni in Europa. E ancora, combattere erosione (persi 1 milione di tonnellate) e cementificazione (già su 40.000 ettari). Dunque, la Strategia europea sul suolo al 2030, sia un faro per un approccio positivo all’emergenza in atto, guidando ciascun Paese nella gestione sostenibile del suolo che contribuisce a mitigare i cambiamenti climatici. Occorre mettere in salvo gli ecosistemi e mantenerli sani, affrontando, come ricorda Fao, il problema globale della salinizzazione e sodificazione del suolo, grave minaccia per la produzione agricola, la sicurezza alimentare e lo sviluppo sostenibile nelle regioni aride e semi-aride”. Gli agricoltori hanno già capito la svolta green e sono pronti a continuare a fare la propria parte. Negli ultimi anni, infatti, il settore primario ha ridotto le sue emissioni (-25%), limitato il consumo di acqua e il ricorso alla chimica (-27%) e accresciuto le superfici biologiche (+56%). L’agricoltura è cruciale nell’assorbimento di C02, sequestrando 0,5 tonnellate di carbonio per ettaro l’anno. Inoltre, boschi e foreste, assorbono fino al 40% delle emissioni di gas serra a livello globale e, solo in Italia, trattengono 90 milioni di tonnellate di anidride carbonica.
Dall’Assemblea Cia-Agricoltori Italiani è arrivato l’ultimatum alle istituzioni “affinché si adoperino per una valorizzazione della funzione ambientale dei settori agricolo e forestale con il trattenimento al suolo del carbonio. Bisogna recuperare e spingere sulla corretta gestione e manutenzione delle foreste, fonti straordinarie di ossigeno e di materie prime rinnovabili e prima risorsa per lo sviluppo delle aree rurali e montane. Un compito cucito addosso agli agricoltori, sia perché il 40% delle aziende del settore è interessato da boschi, sia perché sono già custodi e guardiani del territorio, anche in chiave climatica”. Concorrono alla causa, ha aggiunto Cia-Agricoltori Italiani, il recupero e la ristrutturazione di fabbricati rurali, nei piccoli centri e borghi per fermare lo spopolamento dei territori e il loro impoverimento agricolo, ambientale e paesaggistico, adeguando e sviluppando la rete infrastrutturale fisica e digitale, per agevolare la mobilità e riorganizzare il sistema di gestione territoriale. Pnrr (Piano Nazionale Ripresa Resilienza) e Pac (Politica Agricola Comune) sono strumenti che possono contribuire a centrare l’obiettivo.
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