La loro origine è incerta: per alcuni i marron glacè nacquero a cavallo tra il Cinqucento ed il Seicento in Piemonte, inventati da un cuoco alla corte del Duca di Savoia Carlo Emanuele I, mentre per altri nacquero, nello stesso periodo, a Lione, in Francia. In ogni caso, oggi tornano agli onori delle cronache per una vicenda, che, nel suo piccolo, racconta dei nostri tempi. Ovvero della difficoltà di sopravvivere per piccole filiere di eccellenza, sotto i colpi della razionalizzazione dei costi che pur il mercato, a suo modo, impone.
Protagonista, suo malgrado, la storica fabbrica di marroni di Marradi, nel cuore del Mugello, dove la lavorazione delle castagne è fonte di lavoro e di un indotto che rischia di sparire. Perchè la Italcanditi (controllata al 70% dal Fondo Investindustrial, realtà britannica che, dal 1990 ad oggi, ha raccolto oltre 11 miliardi di euro di capitali, con investimenti anche in altre realtà made in Italy come la catena di ristoranti “Dispensa Emilia” e i produttori di macchinari e tecnologia per l’enologia Della Toffola e Bertolaso, ndr), vuol cessare l’attività dell’Ortofrutticola del Mugello, trasferendo tutta la produzione di marron glacè allo stabilimento principale di Pedrengo. Un pericolo per il territorio, da scongiurare. “La storica fabbrica dei marroni di Marradi non deve chiudere” è l’appello della Cia-Agricoltori Italiani, preoccupata per il futuro della Ortofrutticola del Mugello, azienda fondata nel 1984.
Una delegazione - formata dal presidente di Cia/Agricoltori Italiani della Toscana, Sandro Orlandini, dal direttore Lapo Baldini, con gli agricoltori Rudi Dreoni, Andrea Pagliai, Lisa Trinci, Lapo Somigli e Cinzia Gullo - ha incontrato i rappresentanti dei lavoratori e lavoratrici della fabbrica, portando solidarietà e sostegno, dopo che nelle ultime settimane la proprietà, Italcanditi, aveva deciso il trasferimento della produzione a Bergamo, prevista per il 31 gennaio.
“Auspichiamo in un ripensamento dell’azienda e che venga lasciata la produzione dei marroni nello stabilimento di Marradi - sottolinea il presidente di Cia/agricoltori Italiani della Toscana, Sandro Orlandini - prima di tutto per tutelare il lavoro dei dipendenti, che, in una zona come il Mugello, rappresenta da quasi 40 anni uno sbocco occupazionale importante. Ma anche per salvaguardare l’indotto, fra cui i castanicoltori che conferiscono il prodotto Marrone del Mugello alla fabbrica: una filiera di qualità che rappresenta uno sbocco di mercato importante per le tante piccole aziende agroforestali di questo territorio”. La chiusura dell’azienda sarebbe un durissimo colpo per l’intera economia del territorio: “ci auguriamo che questa crisi possa essere superata in fretta, la fabbrica deve restare nel Mugello”.
Uno spiraglio si è aperto in questo week-end, appena passato, nel tavolo dell’Unità di Crisi dedicato alla vicenda, alla presenza dei vertici regionali, dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, alla vice presidente ed Assessore all’Agricoltura, Stefania Saccardi, oltre ai rappresentati dell’azienda e dei sindacati. Da cui è emerso che, oltre alla cessione dello stabilimento e macchinari al Gruppo De Feo, è stata stipulata con questo una partnership commerciale (di 5 anni rinnovabile per altri 5) per la compravendita di semilavorati, che sarebbero prodotti a Marradi. Inoltre, sempre secondo la bozza di piano, sono previsti investimenti e nuove linee produttive. Una bozza di piano industriale che soddisfa la Regione Toscana, almeno come segnale positivo, ha spiegato il presidente Giani, ma, sul quale tanto il Comune di Marradi che i sindacati, hanno chiesto approfondimenti.
“Riteniamo infatti che la proposta di riconversione dello stabilimento - affermano sindacati e Comune - non possa essere decisa e stabilita in una settimana, ma che debba avere i tempi necessari per fare tutte le valutazioni sia per essere studiata, sia per procedere alla messa in atto”. Questo perché, spiegano, “è stato chiarito che Italcanditi cederà lo stabilimento e i macchinari al gruppo De Feo, stipulando con esso una partnership commerciale di compravendita di semilavorati, che sarebbero prodotti a Marradi. La cessione non riguarderà i macchinari di Ortofrutticola necessari a Italcanditi per produrre i Marron Glacè a Pedrengo (Bergamo)”. Al contrario, concludono sindacati e Comune, “abbiamo chiesto che nel 2022 la produzione di marron glacé rimanga a Marradi: occorre dare il tempo alle parti di discutere in maniera approfondita il futuro dell’Ortofrutticola, per realizzare gli interventi necessari alla eventuale riconversione della produzione”.
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