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STUDIO NOMISMA: SU 100 EURO DI SPESA ALIMENNTARE SOLO TRE EURO VANNO IN TASCA ALLA FILIERA

Per ogni 100 euro di spesa alimentare in Italia, solo 3 euro è l’utile che va in tasca ai diversi operatori della filiera; gli altri 97 sono tutti costi sostenuti dalle imprese agroalimentari: emerge da una ricerca Nomisma, promossa da Federalimentare e Ancd Conad sulla filiera agroalimentare.

La filiera, secondo quanto sottolinea la ricerca, è zavorrata sia da costi interni che esterni, anche perché si confronta con molteplici intermediari che allungano la lista della spesa. I costi interni - rileva Nomisma - incidono per 54 euro ed è soprattutto rilevante il costo del lavoro (38 euro). I costi esterni assorbono, invece, 27 euro della spesa e tra questi spiccano gli oneri relativi all’energia (3,70 euro), che le industrie italiane pagano più delle concorrenti europee, e al trasporto, dove ugualmente il costo chilometrico di 1,54 euro supera quello dei principali partner Ue e porta a un costo medio di 5,70 euro. 12 euro sono poi i costi dovuti alle imposte e 4 euro attengono al saldo delle importazioni nette di prodotti agricoli e alimentari.

A fronte di tutti questi costi, i margini ottenuti dagli operatori sono quindi nulli, come sottolinea l’ad Nomisma, Paolo Bruni, aggiungendo che “il settore può ascrivere a propria colpa la non efficienza della filiera”. Agli agricoltori, in particolare, secondo la stima Nomisma, vanno in tasca 0,70 euro e all’industria alimentare 1,10. E per la distribuzione va ancora peggio: 0,40 euro al commercio all’ingrosso e 0,10 euro al dettaglio tradizionale.

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