02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

STUDIO PUBBLICATO SU “SCIENCE”: “LA MORIA DELLE API, DOVUTA AD UN MIX DI FATTORI, ANCHE IN ALTRI SECOLI”

Negli ultimi anni i media hanno più volte puntato i riflettori sul triste e misterioso fenomeno della moria di colonie di api in tutto il mondo. Solo negli Usa si è passati dai 6 milioni di alveari nel dopoguerra ai 2,4 di oggi. Eppure la loro scomparsa potrebbe non essere un avvenimento nè esclusivamente moderno, nè particolarmente inusuale: lo sostiene un articolo di “Science”, pubblicato oggi, 8 gennaio 2010, che ha cercato di fare chiarezza sulla sorte di questo utilissimo insetto, evidenziando come la “Colony Collapse Disorder” (Ccd, Disordine da collasso della colonia) potrebbe essere causata non da un unico e sconosciuto fattore, bensì da una serie di agenti - in particolare pesti e patogeni già noti, ma anche condizioni ambientali, pesticidi e moderne tecniche di apicoltura - che insieme potrebbero aver creato un “cocktail letale”. Un recente studio, si legge nell’articolo, avrebbe dimostrato come nei secoli passati si siano più volte verificate massicce scomparse di colonie d’api. Il che non basta certo a rincuorarci, ma contribuisce a smentire l’ipotesi secondo cui la malattia sia causata dall’azione dei telefoni cellulari o dalle colture Ogm (ipotesi del resto già smentite dalla comunità scientifica).
“Science” sembra prediligere un’analisi ad ampio raggio, sottolineando come molto sia ancora da investigare. Tra gli imputati principali il Varroa destructor, un acaro parassita che attacca le api e che è presente in quasi tutte le principali regioni del mondo ad accezione dell’Australia (dove i sintomi della Ccd non sono stati registrati); il virus delle api Kashmir e l’Israeli Acute Paralysis virus, entrambi spesso associati alla Ccd; la nosemiasi, una malattia causata da un fungo; gli antiparassitari e fitofarmaci utilizzati in agricoltura; condizioni climatiche sfavorevoli, che potrebbero aver causato difficoltà nel reperimento di cibo; infine, la moderna apicoltura e in particolare l’uso, sempre più diffuso, di nutrire le api con sostituti di polline.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli