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STUDIO UNAAPI-SETTIMANA DEL MIELE DI MONTALCINO (8/10 SETTEMBRE) - L’IDENTIKIT DEL CONSUMATORE ITALIANO: IL PREFERITO E’ QUELLO DI ACACIA, LO AMA NEL LATTE A COLAZIONE, SCEGLIE QUELLO LIQUIDO (MA I BIMBI LO ADORANO SOLIDO) E COMPRA I VASETTI AL SUPER

Predilige tra tutti quello di acacia, ama metterlo nel latte a colazione, sceglie preferibilmente quello liquido (anche se i bambini adorano il solido) e di solito acquista i vasetti al supermercato, ma senza leggere l’etichetta: ecco l’identikit del consumatore italiano di miele, tracciato da una ricerca dell’Unione Nazionale Associazioni Apicoltori Italiani, che verrà presentata alla Settimana del Miele di Montalcino (8/10 settembre 2006), una delle più importanti rassegne del settore.
La ricerca è nata con lo scopo di approfondire la conoscenza dei consumatori di miele in Italia, in particolare per quanto riguarda l’atteggiamento verso il miele e le marche, il comportamento di acquisto e le modalità di consumo. Il primo dato che emerge è che a livello nazionale i consumatori occasionali (57%) sono sensibilmente superiori a quelli regolari (43%). Ma quali sono le varietà di miele preferite dagli italiani? A livello nazionale si registra il primato dell’acacia (37%), seguita dal millefiori (29%) e, a debita distanza, dal castagno (10%). Va poi evidenziato l’ottimo risultato del girasole (circa il 7% del totale). Molto meno diffusi agrumi, tiglio, melata, eucalipto e altri, tutti oscillanti tra l’1 e il 3% delle preferenze. Per quanto riguarda le marche, non rivestono un ruolo così importante. Solo il 21% degli intervistati ricorda almeno una marca di miele, di conseguenza il campione relativo alle marche risulta piuttosto limitato. I
l miele si presta ad essere consumato in molti modi, anche da parte dello stesso consumatore, ma prevale decisamente l’utilizzo come dolcificante nelle bevande: latte e caffelatte a colazione (29%), caffè (13%), tè e tisane (8%). Il 26% dei consumatori lo spalma sul pane, il 15% lo mangia a cucchiaiate tal quale, il 5% lo utilizza come ingrediente per i dolci. Il restante 4% si ingegna a mangiarlo con yogurt, formaggi, frappè e persino a metterlo nel biberon dei bambini. Nella scelta fra miele solido o liquido la maggioranza dei consumatori preferisce quello liquido (47%), rispetto alla minoranza che lo preferisce solido (19%), mentre un buon 34% mostra di gradire entrambe le alternative.
Ma per i bambini le preferenze cambiano: la presenza di giovani consumatori in famiglia fa salire di molto il consumo di miele solido, fino al 50% delle scelte. Il vasetto da 500 grammi si conferma la confezione più richiesta (44%), seguito dal vasetto da 250 grammi (28%) e dal vasetto da 1 kg (17%). Come luogo di acquisto i consumatori di miele si orientano verso le grandi superfici (41% tra ipermercati e supermercati), ma risulta molto alta anche la parte di consumatori che preferisce acquistare il miele direttamente dall’apicoltore (29%). C’è un 11% degli acquirenti che si rivolge al negozio di quartiere (11%), e chi invece si reca in erboristeria (4%) o al mercatino (7%).
Infine una quota dei consumatori compra miele al discount (6%). Il restante 2% si reca in negozi specializzati, grossisti, fiere, negozi di prodotti equo-solidali. Va inoltre segnalato che, al crescere del numero dei componenti del nucleo famigliare, aumenta la preferenza verso i supermercati. Nella scelta del canale di vendita, i consumatori ammettono che, se da una parte il “cuore” porta a scegliere l’apicoltore per il rapporto più stretto con la natura, d’altra parte la “ragione” induce a sentirsi più rassicurati sotto l’aspetto igienico e sanitario dalla grande azienda.
Il fattore decisivo di acquisto risulta essere, innanzi tutto, la varietà del fiore di provenienza (38% delle dichiarazioni), seguito a debita distanza dall’aspetto del miele (17%), in particolare il colore. Anche il formato della confezione, ossia il peso (11%) e la data di scadenza (10%), rivestono una certa importanza, mentre molti altri fattori quali la marca, il Paese di provenienza, il prezzo e l’origine biologica oscillano intorno al 5%. Va però evidenziato che ben il 25% del campione non ha saputo indicare alcun fattore decisivo di acquisto, facendo quindi pensare ad un acquisto superficiale o abitudinario.
Veniamo ora alla percezione del prodotto: la maggioranza del campione (61%) ritiene che il miele in commercio non sia sempre del tutto naturale e che subisca, talvolta, dei processi industriali. Se si indaga un po’ più a fondo sui consumatori convinti che il miele possa subire processi industriali, si scopre però che solo il 20% conosce il riscaldamento fino a 80°, il principale processo industriale cui può essere sottoposto il miele.
Quindi molti consumatori convinti che il miele possa subire processi industriali hanno le idee vaghe su quali possano essere questi processi: più che di una conoscenza si tratta di un sentimento generico. Solo una comunicazione molto efficace, perciò, può suscitare l’interesse per queste tematiche e portare la dovuta chiarezza. Ben il 21 % degli intervistati che affermano trovarsi sul mercato mieli di diversa qualità, non sanno poi indicare alcuna caratteristica distintiva per un miele di alta qualità.
Ma i consumatori stanno attenti a leggere l’etichetta e ad acquistare miele made in Italy? I consumatori sanno che l’Italia importa oltre il 50% del proprio fabbisogno di miele? Purtroppo no: solo il 32% degli intervistati al momento dell’acquisto cerca di sapere il Paese di provenienza del miele. Il 60% di chi controlla dichiara che se ne accerta leggendo l’etichetta, il 32% lo chiede al negoziante o al venditore e l’8% dà per scontato che il miele sia italiano. Che la questione del Paese di provenienza del miele non sia ritenuta di primaria importanza dalla maggioranza dei consumatori risulta indirettamente confermata da altre affermazioni degli intervistati. Ben il 43% dell’intero campione non sa pronunciarsi su quale miele sia migliore, quello italiano o quello estero. Il 3% si spinge oltre e si dice d’accordo nel ritenere che almeno alcuni mieli esteri siano migliori di quello italiano. Le persone giovani comunque prestano più attenzione alle etichette, mentre gli uomini che non leggono per niente le etichette (56%) sono più numerosi delle donne (40%).
Malgrado la confusione, constatata più volte nel corso della ricerca, che sembra piuttosto diffusa fra i consumatori di miele, solo il 30% del campione dichiara che gradirebbe maggiori informazioni. Quindi non c’è consapevolezza della scarsa conoscenza delle problematiche connesse al miele. In altre parole, la grande maggioranza dei consumatori non appare “ricettiva” alle informazioni, pertanto, anche l’attività di informazione e cultura sul miele sviluppata da qualche azienda, spesso non raggiunge i risultati sperati perché non trova la giusta attenzione da parte dei consumatori. Quasi tutti poi dichiarano poi di trovare comodo l’utilizzo del miele (97%) senza grosse differenze fra solido e liquido.
La “scomodità” sembra allora più un ostacolo all’ingresso dei “non consumatori” che un problema per i consumatori. Questi ultimi sembrano aver trovato un equilibrio al riguardo, chi preferendo il liquido e chi il solido e chi alternandoli nell’uso a seconda delle necessità. Veniamo infine al vissuto del miele: in genere i consumatori gli attribuiscono molti pregi: proprietà terapeutiche (22%), buon sapore (20%), effetti positivi sulla salute (19%), prodotto naturale (18%) e così via. Invece gli unici difetti di un certo peso sono le troppe calorie e il costo elevato.

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