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SURGELATI: SEMPRE PIÙ AMATI DA ITALIANI E USATI DA 60% DEI RISTORATORI. COSÌ TRADELAB. FIPE: “NON SONO SINONIMO DI QUALITÀ INFERIORE”. CARLO CRACCO: “FA LA DIFFERENZA COSA SI SURGELA”. È “GUERRA” AD ASTERISCHI SU MENU, OBBLIGO SOLO IN ITALIA E CIPRO

Consumo di surgelati in crescita in Italia, non solo a casa: il 60% dei ristoratori ne fa uso. Parola della ricerca di TradeLab, società di analisi e consulenza, presentata alla tavola rotonda sul tema, di scena ieri, organizzata dalle rassegne di Fiera Milano Host, il salone dell’ospitalità, e Tuttofood, il salone dell’agroalimentare. La lotta ai pregiudizi è aperta: “il surgelato - per il presidente della Fipe-Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Lino Stoppani - non è sinonimo di prodotto qualitativamente inferiore”, e secondo lo chef Carlo Cracco, “quello che fa la differenza è la qualità di cosa si va a surgelare”. Ma è “guerra” anche agli asterischi che indicano “prodotto surgelato” sui menu dei ristoranti: “una burocratizzazione e un inutile formalismo - secondo Stoppani - obbligatorio solo in Italia e a Cipro nell’Unione Europea e che non vale per altri fattori incisivi sulla qualità del cibo, come, per esempio, i conservanti”.

Di uso comune nelle case degli italiani, sono immancabili nel freezer di giovani e single, piacciono anche alle famiglie, pur se con minori consumi rispetto ad altri Paesi europei, e sono usati, anche se con una bassa incidenza delle porzioni, dal 60% dei ristoratori: i surgelati rappresentano un segmento in crescita con un mercato intermediato dai grossisti pari a oltre 2,4 miliardi di euro. “Sul prodotto surgelato, tuttavia, persistono ancora pregiudizi - denuncia il presidente della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, Lino Stoppani - il surgelato non è sinonimo di prodotto qualitativamente inferiore”. Una tesi sostenuta durante la tavola rotonda anche da ristoratori, nutrizionisti e chef stellati come Carlo Cracco: “quello che fa la differenza è la qualità di cosa si va a surgelare”.

Nel mirino dei ristoratori, infine, anche l’obbligo di segnalare nei menu con un asterisco se si tratta di un prodotto surgelato: “una burocratizzazione e un inutile formalismo - secondo Stoppani - che nell’Unione Europea esiste al momento solo in Italia, eccezion fatta per Cipro. La regola è criticata dai pubblici esercenti, anche perché l’obbligo di segnalazione non esiste per altri fattori considerati più incisivi sulla qualità del cibo come ad esempio la presenza di conservanti. A livello comunitario esiste già una normativa che toglie l’obbligo dell’asterisco - conclude Stoppani - noi insistiamo perché sia recepita al più presto anche in Italia”.

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