Ma la dieta è di destra e la cucina di sinistra? Questa la domanda provocatoria, su cui si sono confrontati giornalisti, politici, esperti di comunicazione, chef, in uno dei curiosi "dibattiti- ring" a Taste, l'happening cultural-enogastronomico organizzato da Pitti Immagine e ideata dal "Gastronauta" David Paolini, che ha fatto il suo debutto alla Stazione Leopolda di Firenze (dal 18 al 20 marzo), riscuotendo fin da questa prima edizione un grandissimo successo. A misurarsi sul ring della Leopolda c'erano, fra gli altri, il giornalista e scrittore Carlo Cambi, il sindaco di Mantova ed ex ristoratrice Fiorenza Brioni, il giornalista Camillo Langone (Il Foglio e Panorama) e, naturalmente, David Paolini in qualità di moderatore e animatore della discussione.
Una discussione divertente, sanguigna, ricca di spunti, sia sul piano culinario che di quello politico visto l'approssimarsi della scadenza elettorale, che se non ha prodotto una risposta definitiva al quesito iniziale ha permesso comunque sfatare alcuni luoghi comuni come, ad esempio, che Piero Fassino non sia un gran mangiatore. Al contrario, hanno assicurato alcuni degli intervenuti, si "tratta davvero di una buona forchetta".
Nell'incontro si è poi parlato di cene elettorali. dicono si mangi meglio a quelle di sinistra, ma la raccolta fondi è più efficace in quelle di destra. Ma soprattutto il dibattito ha permesso di stilare un "bonario" abbinamento tra orientamento politico e tendenze gastronomiche. Una ricerca in particolare, fornita e illustrata quasi per gioco dal Gastronauta, ha tracciato un profilo dell'elettore medio in base alla sua appartenenza politica e culinaria.
WineNews illustra qualche stralcio di questa curiosa ricerca, che, con la voglia di far sorridere, racconta l'Italia divisa tra la passione per la politica e quella per la tavola:
Forza Italia
Stante l'alta percentuale di massaie sovraesposte al mezzo televisivo, la simpatizzante di Forza Italia è la classica vittima sacrificale del mito della snellezza. Bombardata dalle immagini patinate di presentatrici e fotomodelle, nonché dalle prescrizioni dietetiche che ritaglia dai rotocalchi femminili e a cui tenta, con scarsi risultati, di adeguarsi, l'elettrice azzurra è in perenne guerra col cibo e col corpo. Saltare il primo, eliminare il pane, i dolci e l'alcol, abiurare i grassi: questi i buoni propositi ricorrenti, spesso disattesi a malincuore nei fatti. Nel frattempo, larga incetta ai prodotti light.
Alleanza Nazionale
A dispetto dell' apparentamento elettorale con Forza Italia, diversa è la fisionomia dei simpatizzanti di Alleanza Nazionale, tra i quali si registra una elevata percentuale di bon vivants e appassionati bevitori. Alta è anche la frequentazione dei ristoranti, debole invece la condivisione di remore salutistiche. Tra i criteri di scelta prevale decisamente il principio del piacere: trattarsi bene a tavola è un'aspirazione legittima, nonché un indicatore di benessere. Per questo la massaia di An preferisce andare sul sicuro, assicurarsi il meglio e guarda con distacco l'alluvione di sconti e offerte speciali.
Democratici di Sinistra
I simpatizzanti Ds gareggiano con quelli di An per aggiudicarsi la palma delle buone forchette nello schieramento politico. Entusiastici adepti della dieta mediterranea, che permette loro di peccare salvandosi l'anima, i diessini risultano i più forti consumatori di pastasciutta. Nonostante il pranzo di mezzogiorno resti il momento clou della giornata, anche una copiosa prima colazione rientra tra le abitudini alimentari dell'elettore tipo. Traspare in generale uno stile alimentare sanguigno e godereccio. Forti bevitori di vino, attenti all'origine e alla naturalità dei prodotti, non esenti da suggestioni campanilistiche nelle loro predilizioni gastronomiche: rappresentano il bacino ideologico dello slow food. Le diete dimagranti non abitano qui.
Rifondazione Comunista
Eredi della cultura contestativa degli anni Settanta, i militandi di Rifondazione conservano anche a tavola lo spirito ribelle e anticonformista. Tra loro, si registra il più elevato apprezzamento per i cibi stranieri, nonché la massima apertura per la sperimentazione gastronomica, con qualche inclinazione integral- biologico-vegetariana (per lo più rapidamente disattesa). Insofferenti verso le imposizioni, gli elettori di Rifondazione manifestano un sostanziale disinteresse per le occupazioni salutistiche. E' invece spiccata la ricerca di gratificazione orale, con un debole particolare per i dolci. Ricorrente è pure una certa trascuratezza nel mangiare (pasti semplificati, spesso consumati di fretta e fuori casa) che facilita un ampio uso di prodotti facilitatori, in grado di ridurre il tempo di permanenza ai fornelli allo stretto indispensabile.
Lega Nord
A tavola i simpatizzanti della Lega professano atteggiamenti estremamente tradizionali: il consumo quotidiano del vino durante i pasti, la predilezione fideistica per la cucina locale, i pranzi cadenzati secondo canoni e orari pressochè immutabili, la rigida ripartizione dei ruoli sessuali: donne in cucina e uomini al bar. Dal consumo di cibo il leghista non si aspetta particolari piaceri: mangiatore abituale che non va tanto per il sottile, gli basta che la razionesia abbondante e lo faccia restare in salute. Nella psicologia di consumo, il leghista rivela una mentalità frugale, teso alla ricerca sistematica del risparmio: decisamente elevata è la frequentazione di discount e ipermercati dove spuntare i prezzi più convenienti.
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