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Terra di bianco e nero la Toscana dei tartufi ha 6 territori vocati (Casentino, Colline Sanminiatesi, Crete Senesi, Mugello, Valtiberina, Maremma Grossetana), 4.000 tartufai, un valore alla produzione di 12 milioni di euro. E ora pensa alla Dop unica

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Il tartufo in Toscana conta 4.000 tartufai e vale 12 milioni euro alla produzione

Terra di bianco, bianchetto e nero ed altre numerose specie, la Toscana dei tartufi ha sei territori vocati, sei zone riconosciute di provenienza (Casentino, Colline Sanminiatesi, Crete Senesi, Mugello, Valtiberina e Maremma Grossetana), con 11 associazioni di raccoglitori e circa 4.000 tartufai, per un valore alla produzione tartufigena che raggiunge i 10-12 milioni di euro. A fare il punto, gli stati generali del settore al convegno “Tartuficoltura e sviluppo rurale” a San Giovanni d’Asso, nei giorni scorsi per la Festa del Tartufo Marzuolo, promosso dall’Associazione Tartufai Senesi, dall’Accademia dei Georgofili e dal Comune di San Giovanni d’Asso con la Regione Toscana, ed esperti delle Università di Firenze, Pisa, Perugia e Rieti.
“È una grande realtà nel panorama delle produzioni tipiche regionali - ha detto l’assessore all’Agricoltura della Regione Toscana, Marco Remaschi - che dobbiamo tutelare di più a vantaggio dei nostri tartufai, dei tartuficoltori e anche dei consumatori che devono avere più garanzie sul prodotto che vanno ad acquistare. Per il tartufo serve tracciabilità e certezza sulla provenienza. Così come è avvenuto per tanti altri prodotti di alta qualità della nostra Regione – ha spiegato Remaschi - dobbiamo iniziare a studiare insieme il percorso per arrivare ad una Dop unica o una Igp. Denominazione e Indicazione di origine che garantiscono la provenienza del prodotto e la sua genuinità, sono i migliori strumenti per eliminare frodi e contraffazioni”.
“Se vogliamo crescere, la strada è quella tracciata dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Toscana - spiega Paolo Valdambrini, presidente dell’associazione Tartufai Senesi - il limite più grande che abbiamo oggi, infatti, è proprio quello che riguarda la tracciabilità dei prodotti che arrivano sul mercato. Il consumatore non ha alcun strumento per verificare l’effettiva provenienza del tartufo che va ad acquistare se non la fiducia verso il soggetto venditore. Serve qualcosa che certifichi in modo chiaro la provenienza - continua Valdambrini - la strada della Dop unica, magari divisa in sei sottozone, cioè quelle già riconosciute dalla Regione è quella più affascinante. Anche la più semplice Indicazione Geografica Protetta, però, ci può consentire di raggiungere l’obiettivo”.
“Mi auguro davvero che si proceda in questa direzione - ha detto il sindaco di San Giovanni d’Asso, Fabio Braconi - possiamo far crescere tutto il movimento che è una risorsa importante per i nostri territori. Le Crete Senesi sono da sempre all’avanguardia per l’offerta di tartufi a km 0 e questo convegno è il riconoscimento ad un lavoro iniziato più di trenta anni fa”.

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