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TIENE L’EXPORT DEI SALUMI ITALIANI: NONOSTANTE LA CRISI INTERNAZIONALE, NEL PRIMO SEMESTRE 2009, OLTRE CONFINE OLTRE 50.000 TONNELLATE DI PROSCIUTTO & CO. IN AUMENTO AUSTRIA, BELGIO E GIAPPONE

Nonostante la crisi internazionale, regge bene l’export dei salumi italiani (www.salumi-italiani.it): nel primo semestre 2009, sono state vendute oltre confine 50.000 tonnellate di prosciutto, mortadella & Co., rimanendo in linea con i risultati raggiunti negli ultimi anni. Il valore delle esportazioni ha raggiunto i 395 milioni di euro (-1,2%), secondo i dati Istat elaborati da Assica (Associazione degli Industriali delle Carni, aderente a Confindustria).
Nel mercato unico, tengono Germania (-1,8%) e Regno Unito (-0,8%), mentre mostra un calo la Francia (-14,6%), penalizzata soprattutto dal calo delle esportazioni dei prosciutti crudi con osso. Fra i mercati positivi, da segnalare gli invii verso l’Austria con 4.500 tonnellate (+8,1%) e i 28,6 milioni di euro (+11,6%). All’incremento delle spedizioni di prosciutti crudi e speck (+3,1%) - tradizionale volano del nostro export verso questo paese - si sono aggiunti gli interessanti aumenti di salami (+22,5%) e prosciutti cotti (+17,5%) il Belgio (+12,9% in quantità), grazie ai buoni risultati di salami, mortadella e prosciutti cotti, Slovenia (+28,5%) e Malta (+18,8%).
Per quanto concerne i mercati extra UE, nei quali si sconta il calo dell’export verso gli USA (-15%) penalizzato dal super euro, da sottolineare la buona performance verso la Croazia. Gli invii di prodotti della nostra salumeria verso questo mercato, trainati dalle spedizioni di mortadelle, hanno infatti raggiunto, nel periodo considerato, l’importante traguardo delle 1.670 tonnellate (+12,6%) per un fatturato di oltre 4,8 milioni di euro (+1,6%). Positivi sono apparsi anche gli invii verso il Giappone (+10,8% e +7,5%) e Hong Kong (+17,4% e +8,3%).
“Il risultato dell’export dei salumi italiani, non soltanto è risultato migliore di quello di molti settori della industria italiana ma, cosa più significativa, si è ancora una volta confermato al di sotto della media dell’industria alimentare (-5,4% in quantità e -5,5% in valore) caratterizzata dalle medesime doti anticicliche”, ha affermato il Presidente di Assica, Francesco Pizzagalli.

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