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Tira più un piatto di pasta ... di un monumento storico! È il buon cibo, a determinare in modo prioritario la scelta di una destinazione di viaggio rispetto ad un’altra. Secondo un’indagine Aigo-Pangaea, ne è convito il 66% dei tour operator europei

Tira più un piatto di pasta … di un monumento storico! È il buon cibo, a determinare spesso in modo prioritario la scelta di una destinazione di viaggio rispetto ad un’altra. Ne è convito il 66% dei tour operator e agenti di viaggio interpellati dalla ricerca “Turismo Enogastronomico - L’esperienza culinaria in viaggio: la chiave di volta nella scoperta di un Paese” condotta da Aigo con i partner di Pangaea network in cinque paesi: Francia, Germania, Italia, Spagna e Regno Unito. Solo un terzo degli operatori quindi non considera il fattore “enograstronomico” come determinate nelle scelte dei turisti, non vedendolo quindi come una vera e propria tendenza di mercato.
I paesi in cui la spinta “enogastronomica” è più forte nelle scelte dei turisti sono la Spagna (82%), il Regno Unito (73%), l’Italia (61%) e la Francia (60%). In Germania invece, non prevale nessuna delle due opinioni. Insomma si viaggia spesso più per provare una buona e nuova esperienza enogastronomica, che per visitare musei o mostre. Ma non solo: vino e cibo locali incidono fortemente sulla rappresentazione complessiva dell’immagine della destinazione; addirittura fino al 50% della valutazione dell’immagine complessiva del Paese visitato per il 38% degli intervistati. E ancora in questo caso sono gli spagnoli i più convinti (il 48% del campione), seguiti dai francesi nel 44% dei casi, poi dagli inglesi (39%) e dagli italiani (37%). E ancora una volta invece la maggioranza dei tour operator e agenti di viaggio tedeschi si differenziano: per loro le specialità culinarie locali pesano sull’immagine di un Paese solo per il 30%.
Scendendo nei dettagli della ricerca si evidenza che il settore del turismo enogastronomico poi pesa fino al 10% delle vendite sul fatturato complessivo. Il dato è confermato dalla maggior parte degli spagnoli (60%), francesi (44%), italiani (40%) e inglesi (26%). Un dato ancora più significativo riguarda il campione inglese, il cui 25% dichiara un’incidenza del 30% del settore sul fatturato complessivo. Sempre in controtendenza i tedeschi, dove è alta la percentuale di chi ritiene che il settore non incida in alcun modo sul proprio fatturato (26%).
Secondo gli addetti ai lavori il “food travelers” preferisce nel 58% dei casi soggiorni enogastronomici di 2-3 giorni. Il 23% dei tour operator e agenti indica una settimana di permanenza e solo l’8% invece una sola giornata. Sono le coppie i più motivati all’esperienza enogastronomica (ne è convinto il 50% degli intervistati) mentre gruppi di amici sono indicati solo dal 18% degli operatori e le associazioni/gruppi tematici dal 15%.

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