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TONNO ROSSO: STAGIONE NERA PER RISORSE E COMPARTO

Vive e viene pescato ed allevato nelle acque del Mediterraneo, ma il 90% finisce sulle tavole dei giapponesi: il tonno rosso è una delle specie più preziose ma anche più a rischio e al suo futuro incerto e a quello dei pescatori è stato dedicato oggi a Roma il primo incontro di Medisamak, l'associazione mediterranea degli operatori della pesca.

'L'unione fa la forza': questo il motto che sinteticamente potrebbe rappresentare la ragion d'essere dell'associazione, che punta a fare in modo che i pescatori del 'mare nostrum' si presentino compatti e facciano valere le loro ragioni di fronte agli organismi internazionali e all'opinione pubblica. "Non siamo bracconieri ma imprenditori che vivono del mare e lo rispettano come un vero e proprio patrimonio", ha più volte ripetuto nel corso della giornata il presidente di Medisamak Mourad Kahoul, rispondendo così alle critiche ed alle denunce che vengono dal mondo ambientalista e che hanno come obiettivo in particolare gli allevamenti di tonno rosso ma che "mancano - sostengono gli esperti del settore - di solide basi scientifiche".

Un messaggio che Medisamak porterà anche alla Commissione internazionale per la conservazione dei tonnidi dell'Atlantico (Iccat), il prossimo novembre. I problemi sul tappeto sono però numerosi . La stagione che si è appena chiusa "sarà ricordata - ha affermato il direttore generale di Federpesca Luigi Giannini - come una delle peggiori. Il crollo dei prezzi all'ingrosso è stato vertiginoso, con una media di circa 3,5 euro al chilo, ed ha comportato un calo del fatturato delle imprese di pesca tra il 60 ed il 70%". All'origine di questa flessione un'offerta eccessivamente abbondante, che ha saturato la domanda. Sotto accusa la fase di commercializzazione: sono in molti, infatti, a chiedere che i produttori entrino direttamente nel mercato. Un compito a cui potrebbero assolvere "le organizzazioni dei produttori - ha affermato il presidente di Federcoopesca Massimo Coccia - che sempre di più devono diventare protagoniste lungo tutta la filiera". Inevitabile, poi, affrontare la questione delle quote.

Dal 1997, infatti, ogni Paese è obbligato a pescare quantità stabilite in anticipo di questa specie ittica: l'Italia ne ha disposizione circa cinque mila, contro le dodici che storicamente prelevavano le nostre flotte. "Una penalizzazione - secondo il presidente dell'Agci Giampaolo Buonfiglio - dovuta alla scelta dell'Iccat di utilizzare, per fissare le quantità consentite, metodi poco affidabili". Per questo, "chiediamo - ha continuato Buonfiglio - di affrontare all'origine il problema e di rivedere le misure prese". A questo, si aggiunge la richiesta di "razionalizzare la distribuzione delle stesse quote fra le imbarcazioni abilitate alla pesca del tonno rosso - ha sottolineato Giannini - cresciute in modo sconsiderato negli ultimi anni e che inevitabilmente danneggiano quanti vivono da sempre di questa pesca, provocando una parcellizzazione davvero poco ragionevole". Dalle quote alle gabbie, dove il tonno viene ingrassato al punto giusto per essere appetibile sul mercato nipponico. "Un elemento positivo, quello della crescita degli allevamenti e che consente, in prospettiva, di garantire la stabilità dei prezzi", secondo il presidente di Federop.it Mario Bello, che però invita a"guardare bene cosa c'é dentro: a causa della pesca illegale, infatti, gli esemplari messi all'ingrasso in alcuni casi sono sottotaglia". E questo rappresenta un danno enorme per l'intero settore, oltre che una minaccia per l'ecosistema.

Gli allevamenti di tonno rosso possono, invece, se gestiti nel rispetto delle regole "rappresentare uno strumento per valorizzare il prodotto senza aumentare lo sforzo di pesca", ha sottolineato Buonfiglio. Ed è infatti proprio la pesca illegale una delle nubi che si addensano con maggior pericolo sul settore ittico nel bacino mediterraneo: imbarcazioni che battono bandiere ombra e i pescatori di frodo travestiti da sportivi sono due veri e propri flagelli per il mondo della pesca. Eppure le soluzioni, in alcuni casi, possono essere assai pratiche e a portata di mano come quella proposta da diversi rappresentanti del comparto e sostenuta dallo stesso presidente di Medisamak: via le code a tutti i pesci catturati dai dilettanti, che così non potranno più confondersi con la produzione dei professionisti. Dubbi, rimostranze, proposte che troveranno posto in un documento ufficiale in previsione della riunione appunto dell'Iccat il prossimo novembre, per fare in modo "che alle parole seguano i fatti", ha ribadito Buonfiglio.

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