50 anni fa, nel 1974, la Marchesi Antinori presentava la prima annata di Tignanello, la 1971, lanciando un vino icona dell’Italia nel mondo, il primo dei “Super Tuscan” e tra i motori del Rinascimento del vino italiano. E oggi, il Tignanello 2021 si conferma tra i grandi vini del mondo, salendo sul podio (al n. 3) della “Top 100” di “Wine Spectator”, la classifica ritenuta più influente sui mercati del mondo (dopo essere già stato al n. 5 della stessa classifica nel 2022, con l’annata 2019, ndr). In una “Top 10” che, dunque, in attesa del “vino dell’anno” che sarà rivelato domani, e che nel 2023 fu il Brunello di Montalcino 2018 di Argiano, conterà almeno due vini italiani, con il Tignanello (che celebra il mezzo secolo di storia con molte iniziative, tra cui una straordinaria asta con tutte le annate, “ex Cellar”, che sarà battuta da Christie’s, il 26 e il 27 novembre, a Londra, e come “testimonial” del primo restauro conservativo di Ponte Vecchio, simbolo della Firenze, “culla” del Rinascimento, a cui la storica famiglia Antinori è legata sin dal Duecento), ed il Barolo Albe 2020 di G.D. Vajra, al n. 9.
E che, nel complesso, parla nettamente americano, e soprattutto californiano, visto che al n. 2 c’è il Cabernet Sauvignon Napa Valley Georges de Latour Private Reserve 2021 di Beaulieu Vineyard, e al n. 4 il Cabernet Sauvignon Napa Valley 2021 di Faust. Che si aggiungono al Cabernet Sauvignon Stags Leap District 2021 di Chimney Rock, ancora dalla California, al n. 5, al Pinot Noir Eola-Amity Hills 2022 di Drouhin Oregon Roserock, la cantina in Oregon della Maison francese Joseph Drouhin, al n. 6 , che precede, al n. 7, lo Châteauneuf-du-Pape La Crau 2020 di Domaine du Vieux Télégraphe, e, al n. 8, il Pinot Noir Russian River Valley Eastside Road Neighbors 2022 di Williams Selyem. A chiudere la “Top 10” lo Chardonnay Russian River Valley 2022 di Ramey.
“A distanza di 50 anni, Tignanello non finisce mai di sorprendermi, annata dopo annata - aveva raccontato il suo artefice, il Marchese Piero Antinori, che, a WineNews, con Albiera Antinori, presidente Marchesi Antinori, con il supporto delle sorelle Allegra e Alessia Antinori, e l’enologo e ad Renzo Cotarella, in una degustazione attraverso cinque decadi di questo grande vino, ha raccontato i suoi ricordi più belli legati al Tignanello (qui il video), nato con l’enologo Giacomo Tachis, e la “benedizione” del maestro del giornalismo enogastronomico italiano Luigi Veronelli - un vino a cui io e la mia famiglia siamo profondamente legati e che rappresenta per noi una sfida mai finita, l’ossessione a migliorarci, a porci sempre in discussione, a trovare margini qualitativi sempre più elevati. Proprio pochi mesi fa abbiamo reimpiantato l’ultima parte del vigneto della collina di Tignanello, e il caso ha voluto che fosse proprio durante questo anniversario. Da oltre sei secoli la nostra famiglia ha un profondo legame con la città di Firenze, il mondo del vino e l’arte. I 50 anni di Tignanello ci hanno dato l’opportunità per unire e rendere omaggio a questi tre elementi che ci stanno particolarmente a cuore, nel segno del Rinascimento, sia vitivinicolo, che artistico”.
Tignanello nasce con la prima annata del 1971 - sul mercato uscirà nel 1974, ndr - da 76.682 viti di antica vigna chiantigiana, detta Tignanello, situata a 390 metri sul livello marino, su un terreno collinoso ricco di alberese e galestro, nella Tenuta nel cuore del Chianti Classico che come il vigneto ha lo stesso nome, oggi 57 ettari esposti a Sud-Ovest. Un vino concepito come il primo Sangiovese a essere affinato in barrique, il primo vino rosso moderno assemblato con varietà non tradizionali (quali il Cabernet), e tra i primi vini rossi nel Chianti Classico a non usare uve bianche, prodotto con una selezione di Sangiovese e Cabernet. Un bordolese con un inconfondibile tocco di italianità. Ma il Tignanello è anche tra i primi vini a portare in etichetta il nome del suo vigneto. Fuori da ogni disciplinare, rivoluzionario in tutto, ha aperto la strada anche al posizionamento in termini di valore del vino italiano nei mercati del mondo, e nei desideri dei collezionisti. È una pietra miliare, un vino capace di rappresentare a pieno lo spirito del “Te Duce Proficio”, motto della famiglia Antinori che significa “Sotto la tua guida io procedo”.
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