Il gialloverde della Coldiretti che protesta e chiede misure urgenti al Governo giallo-verde di Lega e Movimento 5 Stelle, i “Gilet Arancioni” contro entrambi, ma anche contro l’amministrazione della Regione Puglia, in mano al Pd, con l’agricoltura e l’olivicoltura italiana che diventano territorio di un aspro scontro politico. In migliaia gli agricoltori di Coldiretti accorsi oggi a Roma, per protestare contro la scarsa dotazione del Fondo di Solidarietà Nazionale prevista dalla Manovra del Governo Lega-5 Stelle, ma anche per chiedere tempi certi sul decreto per contrastare i danni causati all’olivicoltura di Puglia dalla Xylella, già saliti a 1,2 miliardi, ha sottolineato l’organizzazione guidata da Ettore Prandini. Un malumore diffuso, quello del settore oleario, che arriva anche in seguito ad una campagna produttiva 2018-2019, scarsissima, 200 milioni di chili, la metà della media, quasi il minimo storico, sottolinea lo studio “Salvaolio” di Coldiretti, causata in parte dalla stessa Xylella, ma anche “al cambiamento climatico, con una strage che lo scorso inverno ha compromesso 25 milioni di ulivi in zone particolarmente vocate e fatto crollare il raccolto”, spiega l’organizzazione agricola guidata da Ettore Prandini, che chiede al Governo “le misure necessarie per salvare gli uliveti italiani. A questo punto serve un deciso cambio di passo con risorse per gli agricoltori colpiti e le necessarie “eradicazioni chirurgiche” che - ha affermato Prandini - se fossero state fatte prima avrebbero risparmiato alla Puglia e all’Italia questa situazione drammatica. In questo contesto è importante il decreto sullo stato di emergenza per far partire il piano di interventi per fare fronte alla Xylella fastidiosa in Puglia annunciato dal Ministro per le Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Gian Marco Centinaio. Siamo però di fronte ad uno scenario apocalittico per cui sono essenziali tempi certi dell’iter del Decreto poiché la tempistica è essenziale, affinché le linee programmatiche entrino in vigore almeno in funzione della ripresa vegetativa per consentire i reimpianti, gli innesti e favorire adeguamenti e programmazione delle attività dei frantoi”.
Decreto che, ha risposto il Ministro delle Politiche Agricole Gian Marco Centinaio, “arriverà ad ore, o al massimo a giorni”, e la Coldiretti prontamente applaude.
“Dal Ministro Centinaio abbiamo ottenuto importanti impegni sui danni da gelate, emergenza Xylella e la lotta alle frodi e sofisticazioni nell’olio di oliva per sostenere un settore centrale per l’economia, la salute, il reddito e l’occupazione”, ha commentato Prandini, sottolineando come “la mobilitazione a sostegno del piano salva olio continua con un confronto serrato con i gruppi parlamentari per sostenere i provvedimenti fino a quanto non saranno assunti ed operativi con responsabilità a livello regionale e nazionale. È importante la volontà di inserire il provvedimento sulle gelate nel prossimo decreto sulle semplificazioni e di presentare il decreto sulla Xylella entro la prossima settimana in conferenza Stato regioni poiché la tempistica è essenziale”.
Ma intanto, mentre l’olivicoltura italiana sembra in ginocchio, “passa lo straniero”, al punto che secondo la Coldiretti, “nel nuovo anno le importazioni di olio di oliva dall’estero sono destinate a superare abbondantemente il mezzo miliardo di chili con il risultato che sul mercato nazionale più di due bottiglie di olio di oliva su tre conterranno prodotto straniero”.
Una delle battaglie di sempre, questa, della Coldiretti, secondo cui “il rischio per i consumatori è che nelle bottiglie di olio, magari vendute sotto marchi italiani ceduti all’estero o con l’etichetta delle grande distribuzione,si trovi prodotto straniero (tunisino, spagnolo o greco), peraltro favorito da etichette dove l’indicazione della provenienza è spesso illeggibile. Nel 2018 gli arrivi di olio dalla Tunisia sono tra l’altro raddoppiati (+100%) e potrebbero crescere ulteriormente se l’Unione Europea rinnoverà l’accordo per l’ingresso di contingenti d’esportazione di olio d’oliva a dazio zero verso l’UE per 35.000 tonnellate all’anno scaduto il 31 dicembre 2017, oltre alle 56.700 tonnellate previste dall’accordo di associazione UE-Tunisia (in vigore dal 1998). Tutto questo mentre, per la prima volta nella storia la produzione spagnola stimata quest’anno in 1,6 miliardi di chili è superiore di oltre sei volte quella italiana, che potrebbe essere addirittura sorpassata da quella della Grecia e del Marocco. Senza interventi strutturali l’Italia - precisa la Coldiretti - rischia di perdere per sempre la possibilità di consumare extravergine nazionale con effetti disastrosi sull’economia, il lavoro, la salute e sul paesaggio.
“In questo scenario - ha precisato Prandini - per rimanere competitivi e non essere condannati all’irrilevanza in un settore fondamentale per il Made in Italy deve partire al più presto il Piano olivicolo nazionale 2.0 per rilanciare il settore con una strategia nazionale e investimenti adeguati, anche per realizzare nuovi impianti, così come è stato fatto da altri Paesi nostri concorrenti. Un’esigenza per recuperare il pesante deficit italiano potenziando una filiera che coinvolge oltre 400.000 aziende agricole specializzate in Italia e che può contare sul maggior numero di olio extravergine a denominazione in Europa (43 Dop e 4 Igp) con un patrimonio di 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, il più vasto tesoro di biodiversità del mondo”.
Ma lo scontro si sposta anche sul piano politico, e mentre il Governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, ha respinto le dimissione dell’Assessore all’Agricoltura Leonardo di Gioia, dopo le manifestazioni di ieri a Bari, i “gilet arancioni” si scagliano proprio contro la Coldiretti: “le dimissioni che potrebbero segnare una svolta per tutto il sistema agricolo italiano e pugliese non sono quelle dell’assessore Di Gioia, ma quelle delle due “anime nere” di Coldiretti: il direttore pugliese Corsetti ed il suo capo romano, il segretario generale Vincenzo Gesmundo, che, da vent’anni, sono sulla scena a dividere il mondo agricolo sugli stessi problemi, indebolendolo, a distruggere l’agricoltura e l’olivicoltura pugliese e italiana”, ha dichiarato il portavoce dei gilet arancioni, Onofrio Spagnoletti Zeuli.
“Come possono due persone che portano a casa grossi stipendi difendere dai caldi palazzi baresi e romani gli agricoltori che non hanno produzione, non hanno reddito e hanno perso tutto? Come può Gesmundo - dichiara Spagnoletti - il grande protettore della porcata dell’olio Italico, la miscela di olio italiano ed extracomunitario che Coldiretti avrebbe voluto far passare con Federolio, un vero e proprio Italian sounding camuffato, parlare ancora di interessi degli agricoltori? Siamo stati molto contenti che, ieri, a Bari, molti soci e dirigenti Coldiretti abbiano chiesto con noi a gran voce le dimissioni di chi continua a prenderli in giro, riempiendosi allo stesso tempo il portafoglio e dividendo il mondo agricolo che dovrebbe marciare unito” - evidenzia Spagnoletti Zeuli - ci meravigliamo ancora oggi quando vediamo che il Governo del cambiamento continua a interloquire con questi personaggi, in piedi dai tempi della prima Repubblica, che hanno contribuito in modo significativo al declino dell’agricoltura e dell’olivicoltura italiana”.
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