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VINO E MERCATI

Tra Houston e Miami, Texas e Florida, l’Italia del vino riparte dagli Usa (con Iem)

Torna il “Simply Italian Great Wines Americas Tour 2024”, al 26 al 28 febbraio, per ridare slancio al vino tricolore nel suo primo mercato mondiale
Iem, SIMPLY ITALIAN GREAT WINES, USA, VINO ITALIANO, Mondo
Tra Houston e Miami, Texas e Florida, l’Italia del vino riparte dagli Usa, con Iem

Nonostante qualche difficoltà nel 2023, gli Stati Uniti rappresentano di gran lunga il primo mercato del vino italiano. Dopo un 2022 da record, a 1,86 miliardi di euro, a 8,3% sul 2021, nei primi 11 mesi 2023, le importazioni in Usa si sono fermate a 1,6 miliardi di euro (con un -6% sullo stesso periodo 2022, dati Istat analizzati da WineNews). Un dato negativo, certo, ma in miglioramento sui mesi precedenti, aspettando il saldo ufficiale dei 12 mesi, ed in gran parte dovuto alle grandi scorte fatte nello scorso anno dagli importatori americani, che ora, a detta di molti operatori, iniziano a sbloccarsi, seppur in uno scenario che con ogni probabilità vedrà ordini più piccoli e più frequenti nel tempo, rispetto agli ordini più massivi e diluiti nei diversi mesi come in passato, al netto dei limiti della logistica, ovviamente. In ogni caso, gli Usa, che sono un mercato fatto di tanti mercati diversi quanti sono gli Stati Americani, tra regimi più liberali ed altri di monopolio, restano fondamentali per lo sviluppo del business enoico mondiale ed italiano. Ed a fare tappa in due città simbolo di altrettanti Stati in rapida ascesa per il vino tricolore, torna il “Simply Italian Great Wines Americas Tour 2024” by Iem-International Exhibition Management, guidata da Marina Nedic e Giancarlo Voglino, tra le realtà più storiche ed esperte dalla promozione del vino italiano nel mondo, che sarà a Houston, in Texas, il 25 e 26 febbraio 2024, per poi fare rotta su Miami, in Florida, il 28 febbraio (l’iniziativa Iem di Miami è realizzata con il supporto del Ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale e in collaborazione con Agenzia Ice, ndr).
Tante le cantine italiane, da tutto il Belpaese: da Cesconi a Conte d’Attimis, da Ricci Curbastro, da Albino Armani a Cà di Rajo, da Valdo Spumati a Garofoli, da Terre Cortesi Moncaro a Umani Ronchi,
solo per citarne alcune. Con la consueta formula del “Walk Around Tasting”, ovviamente, ma anche tanti approfondimenti. Il 26 Febbraio, a Houston, con la guida del wine writer Jeremy Parzen, sotto i riflettori ci saranno “Delle Venezie Doc, a wonderful journey into the World of Pinot Grigio”, firmato dal Consorzio di tutela dei Vini Doc delle Venezie, e “Federdoc Traceability & regulation of Italian Doc wines: Prosecco Dod - Passion in the bubbles”, con la regia di Federdoc e del Consorzio Prosecco Doc. Focus che saranno replicati anche il 28 febbraio, a Miami, con la guida di Lyn Farmer, wine writer e wine educator che, in più, guiderà i partecipanti in un viaggio tra “The Autochthonous Wines of the Marches”, per l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini.
Con un vino italiano che, dunque, cerca di tornare a crescere, muovendosi in un quadro complicato. Come sottolineano i dati e le osservazioni dell’Ice di New York, in un contesto in cui “le importazioni di vino in America rallentano sul primo semestre 2022. Da gennaio al giugno 2023, l’Italia ha esportato 1,7 milioni ettolitri di vino in America per 1,1 miliardi di dollari: sullo stesso periodo 2022, l’export di vino negli Usa è diminuito del -7,0% per volume e del -9,4% per valore. In particolare, le importazioni statunitensi di vino da tavola hanno sovraperformato la tendenza delle importazioni complessive di vino con un aumento del 5,5%. Nonostante ciò, le importazioni statunitensi di vino da tavola italiano hanno sottoperformato registrando un calo pari al -8,7%. L’Italia - sottolinea l’Agenzia Ice - mantiene il primo posto per volumi, ma si posiziona dopo la Francia per valore. Nel segmento dei vini da tavola, gli Stati Uniti importano dall’Italia quasi il doppio dei vini bianchi rispetto ai rossi”. Ed a proposito dei vini rossi, “gli Usa hanno importato meno vino rosso ma in valore più elevato nella prima metà del 2023. Pur migliorando la propria quota di mercato sia in valore e sia in volumi, i vini rossi italiani si posizionano secondi in termini di valore dopo la Francia che esporta la metà degli ettolitri verso gli Usa”. Di contro, “la domanda americana per il vino bianco importato continua a crescere, ma le importazioni di vino bianco italiano sono significativamente sottoperformanti rispetto alla tendenza generale, contraendo le quote di mercato dell’Italia, che si posiziona comunque come primo fornitore. Le importazioni statunitensi di vini bianchi dalla Nuova Zelanda sono in costante aumento e rappresentano un fattore chiave di crescita nel segmento”.
Guardando al terzo colore del vino, il rosato, spiega ancora l’Ice, emerge che “gli Stati Uniti stanno importando più vino rosato premium, ma il primo semestre del 2023 ha visto diminuzioni significative su base annua per i vini rosati italiani. La Francia domina il mercato statunitense dei vini rosati importati, ma compete poi con un robusto mercato interno”. Come noto, poi, il primo semestre del 2023 ha visto un calo significativo nelle importazioni statunitensi di vino spumante. Gli italiani, in questo caso, però, hanno invece sovraperformato l’andamento delle importazioni complessive negli Stati Uniti, soprattutto in termini di valore, incrementando la propria quota di mercato fino al -36,9%. “Lo spumante premium francese continua a rappresentare più della metà del valore complessivo, mentre lo spumante italiano, più accessibile in termini di prezzo, costituisce circa i due terzi delle importazioni di vino spumante statunitense”. Crescono, invece, le importazioni di vino biologico in Usa, “guidate da una solida performance dei vini neozelandesi, ora l’attore dominante nel segmento. Gli Stati Uniti hanno importato meno quantità di vini biologici, ma di maggior valore, dall’Italia nel primo semestre del 2023”. Tendenze con cui fare in conti, dunque, tenendo in conto anche il cambiamento demografico della base dei consumatori americani, di vino e non solo.
Sempre secondo l’analisi Ice New York, i “Gen Z” (nati dal 1997 in poi: 21,6% della popolazione), per esempio, sono molto attenti alla qualità e all’origine dei prodotti alimentari consumati. Hanno la tendenza a mangiare molto sano e comprare cibo prodotto localmente. Stanno scoprendo il piacere di cucinare a casa e cenare insieme ad amici. È da tenere presente che questa è la generazione più multiculturale che è presente negli Stati Uniti al momento e quella con la minor percentuale di persone di razza caucasica. I “Millennials”, invece, sono i più esploratori: non sono molto fedeli ai brand e sono attirati da diete salutistiche (vegetarian, vegan, gluten-free, keto, paleo) e dai prodotti alternativi come il plant-based meat. Desiderano avere qualcosa di speciale da offrire in occasioni conviviali. Per molto tempo i millennials sono stati considerati la speranza per il settore agroalimentare. Tuttavia, questa generazione sta ancora fronteggiando difficoltà economiche. Sono molto attenti al packaging e alle soluzioni sostenibili. I “Gen X”, ancora, si focalizzano sulla ricerca della verità, sono estremamente pragmatici e analitici. Ricercano la qualità degli ingredienti, seguono i consigli di familiari e amici e sono interessati ai momenti di formazione. Sono abbastanza fedeli nella scelta dei loro prodotti. I “Baby-boomer”, infine, hanno un reddito disponibile abbastanza alto e continuano a mantenere un buon consumo di prodotti di alta qualità. Sono curiosi di provare nuovi sapori, apprezzano la facilità di uso (convenience) e acquistano d’impulso. Tuttavia, la generazione sta invecchiando e gli acquisti stanno moderatamente diminuendo anno dopo anno, sia in termini di volume che di qualità.

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