Robert Parker Wine Advocate Symposium, Roma (175x100)
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Tra le malattie della vite senza una cura, c’è il virus dell’arricciamento fogliare: ma la soluzione, per i ricercatori dell’Istituto di Biologia Molecolare delle Piante di Strasburgo, esiste, passa per la transgenesi e viene da un gene dei cammelli

Nel lungo ciclo vegetativo della vite, tante sono le minacce cui l’uva è sottoposta prima di arrivare in cantina, non tutte sono prevedibili, e non tutte si possono combattere. Tra queste, c’è il virus dell’arricciamento fogliare, noto sin dal 1800, che in Francia è diffuso praticamente ovunque: porta ad una scarsa allegagione, ad una sensibile riduzione del numero e della dimensione dei grappoli ed a casi di aborto fiorale, con danni fino al 50% della produzione. La prevenzione, tra i filari, almeno per ora, si basa esclusivamente sul controllo, ma non esiste un modo di rendere immune la vite.
Una soluzione, seppur remota, potrebbe arrivare dalla genetica, o meglio, dalla transgenesi, quindi con l’inserimento di un gene esogeno all’interno del genoma della vite, tecnica osteggiata con decisione praticamente dall’intero mondo enoico. Ma che, secondo i ricercatori dell’Istituto di Biologia Molecolare delle Piante di Strasburgo, guidati dal professore Christophe Ritzenthaler, potrebbe invece dar vita ad un vitigno resistente al virus dell’arricciamento fogliare.

Singolare la provenienza del gene, individuato nel sistema immunitario dei camelidi (cammelli, dromedari, ma anche lama, ndr), che hanno anticorpi molto più piccoli di quelli degli altri mammiferi: esponendo un cammello al virus, innocuo sia per l’uomo che per l’animale, i ricercatori hanno così ottenuto gli anticorpi, che poi hanno introdotto in laboratorio in una pianta di vite colpita dal virus, cui l’anticorpo si è “aggrappato” riuscendo a neutralizzarlo. Quindi, il processo è stato testato su piante di vite confinate in laboratorio: un ramo di vite infettato è stato innestato su un ramo geneticamente modificato, che non è stato infettato, dimostrando come “il virus non riesce a colonizzare il ramo superiore, non superando il punto di innesto”, come ha riassunto alla “Revue du Vin de France” (www.larvf.com) Frédérique Pelsy, direttrice dell’unità Sanità della Vite e Qualità del Vino dell’Inra di Colmar. Una nuova frontiera, la genetica, che nella sua applicazione più estrema, la transgenesi, è vista ancora con sospetto dal mondo della viticoltura, ma che potrebbe offrire grandi opportunità in termini di resistenza alle malattie ed ai cambiamenti climatici.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli