Difendere il Pecorino Romano - che è solo uno dei moltissimi formaggi italiani messi in crisi dal fenomeno dell’“italian sounding” - e combattere le speculazioni, per garantire un prezzo onesto al latte di pecora, così come è necessario anche per il latte vaccino. Ecco l’obiettivo della manifestazione Coldiretti che oggi ha portato oltre un migliaio di pastori a condurre i loro animali al pascolo al Foro Traiano, nel cuore del centro storico di Roma, con slogan come #iomangioitaliano, “Senza i pastori l’Italia muore” e “Stop al cibo falso”. Si tratta, sottolinea Coldiretti, di difendere una tradizione secolare (e testimoniata fin dai tempi di Plinio il Vecchio) con proposte concrete per valorizzare e promuovere la qualità e la distintività del vero Pecorino Romano, e questo arrivando al più presto al riconoscimento, alla tutela e alla valorizzazione della nuova denominazione “Cacio Romano Dop”.
Un processo necessario per tutelare una tradizione artigiana, come la pastorizia laziale, che oggi conta su 3000 allevamenti, con un patrimonio di 750.000 pecore e 359 imprese di trasformazione, impegnate in una produzione con una specifica tradizione e qualità. Qualità che, come messo in mostra dall’associazione di categoria, è seriamente messa in pericolo dai mille esempi di “italian sounding” e di aperta contraffazione presenti (e riscontrabili) sui mercati esteri, dal Romano Made in Usa al Sardo prodotto in Canada, da dove vengono anche il pecorino Friulano e il Crotonese, mentre è stato trovato in Gran Bretagna un kit per prepararlo addirittura a casa, dando la possibilità a chiunque di realizzare una contraffazione alimentare al prezzo di 120 euro.
Persino negli Stati Uniti, uno dei mercati più consolidati e preziosi per l’intero settore dell’agroalimentare tricolore, ben 7 pecorini di tipo italiano su 10 non provengono dal nostro Paese: la produzione delle loro imitazioni nel 2015 - sottolinea la Coldiretti - ha sfiorato i 25 milioni di chili, con una crescita esponenziale negli ultimi 30 anni, mentre gli arrivi dei prodotti originali dall’Italia non sono arrivati a totalizzare 11 milioni di chili nello stesso anno. Oltre la metà della produzione di “Romano Cheese” e similari viene infatti realizzata in Wisconsin, ma ingenti quantità si producono anche in California e nello Stato di New York. E se il nome è simile, il prodotto non lo è affatto, perché oltre al mancato rispetto dei disciplinari di produzione e delle regole per l’allevamento, il Romano “tarocco” è interamente fatto con latte vaccino, negli States così come in molte altre nazioni del mondo.
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