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“Troppo complicato l’accesso ai corsi per il “patentino” per l’acquisto e uso dei fitofarmaci, il web è escluso, si rischia la paralisi per hobbisti e 1 milione di microimprese”. Così Compag (Federazione Nazionale Commercianti Prodotti Agricoltura)

Torna a far discutere il “patentino” introdotto dal Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti sanitari, che recepisce la direttiva europea 2009/128/CE, senza il quale chi fa l’orto a casa o coltiva per passione un piccola vigna, ma anche le microimprese agricole, non può acquistare e utilizzare alcuni prodotti fitosanitari. Una norma non nuova, in realtà, ma rimasta a lungo “nascosta” tra le pieghe della legge, la cui applicazione ha colpito anche agli agricoltori per hobby, oltre che a chi lo fa per professione come già accadeva (“complotto delle lobby della chimica” secondo alcune associazioni spiccatamente ambientaliste, provvedimento macchinoso e comprensibilmente fastidioso, ma necessario, a detta di alcune organizzazioni agricole, anche per porre rimedio ad una situazione che in alcuni casi è fuori controllo, e dove chi usa certi prodotti lo fa spesso in modo inconsapevole, rischiando, seppur in buona fede, di fare danni all’ambiente e a se stesso). E che, secondo la Compag, Federazione Nazionale Commercianti dei Prodotti per l’Agricoltura (www.compag.org) sta mettendo al muro “hobbisti e 1 milione di piccoli produttori agricoli. Nulla sarebbe se detto patentino fosse ottenibile agevolmente - spiega la Compag - a fronte della frequentazione di un corso a pagamento formalmente tenuto da organi competenti. Ma l’offerta è frammentata, inadeguata, indisponibile perché demandata alla Regioni e, a cascata, alle strutture territoriali come, ad esempio, l’Ispettorato Agrario, la Forestale, la Ulss (Unità Locale Socio Sanitaria), e così via. Ovviamente non organizzati e sordi”.
Con un panorama italiano composto da un milione di micro imprese agricole, di cui ad oggi solo 300.000 in possesso di patentino, “la paralisi è annunciata o, peggio, in corso. E a nulla serve il perdurare del grido d’allarme di Compag, che da tempo solleva il problema proponendo al contempo inascoltate soluzioni”.
Come “ovviare alle effettive o presunte difficoltà gestionali delle Regioni nella gestione dei corsi di abilitazione di operatori grandi e piccoli attivando dei corsi di formazione on-line, più facilmente fruibili e oltretutto meno costosi degli sporadici e geograficamente poco diffusi corsi frontali, o offrire a hobbisti e imprenditori l’opportunità di scegliere in che modo accedere al patentino dal momento in cui la norma, pensata per ridurre i rischi derivanti dall’utilizzo degli agrofarmaci sulla salute umana e sull’ambiente, non esclude la formazione via web”, spiega la Copag. Secondo cui sono proposte “che chi di dovere preferisce ignorare, come ignora la proposta di Compag di caricarsi l’onere di organizzare in toto la formazione on-line dalla Sicilia alla Valle D’Aosta per provare a salvare questa Italia dall’ennesima grave inadempienza, dalle devastanti conseguenze a discapito dei piccoli e non dei grandi”.
“Mai smetteremo di denunciare questo sistema incoerente e subdolo - dice Fabio Manara, presidente Compag - mai accetteremo che il sistema agricolo nazionale debba sottostare a blocchi burocratici e a clientelismi locali. Urge un confronto con il Legislatore e con le Istituzioni affinché la formazione on-line venga rapidamente riconosciuta e possa così essere abbattuta qualsiasi barriera territoriale. Perché l’Italia è una. E agli italiani gli orti piacciono verdi”.

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