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Tutti vogliono la sinergia enogastronomia-arte. Ma se il cibo prende, “pro tempore”, il posto delle opere d’arte, si grida allo scandalo. Anche con lo chef n. 1 d’Italia, Massimo Bottura, “regista” del PalaTipico, nella Palazzina Vigarani di Modena

Non Solo Vino
Paolo Bottura

In molti sostengono che il cibo e il vino, intesi non solo come prodotti, ma come insieme di conoscenze e pratiche di produzione, e per le loro ricadute sociali ed economiche sui territori, siano “cultura” tout court. C’è chi si spinge a definire la cucina, addirittura un’arte vera e propria. In ogni caso, in tanti invocano una maggiore sinergia tra bellezze artistiche e enogastronomia, due pilastri dell’economia, della storia e dell’immagine dell’Italia nel mondo. Eppure, quando si osa qualcosa in più della solita cena in qualche museo, si grida subito allo scandalo. Come successo a Modena, città dello chef e del ristorante n. 1 in Italia e uno dei migliori del mondo (n. 3 della prestigiosa “The World’s 50 Best Restaurants” by S.Pellegrino e Acqua Panna, e organizzata dalla rivista britannica “Restaurant”), ovvero il tristellato Massimo Bottura, patron dell’Osteria Francescana, a cui è stata affidata la regia, nei mesi di Expo 2015 di Milano, che ha per tema “Nutrire il Pianeta - Energia per la vita”, del “PalatiPico”, alias “Villaggio del Gusto”, nella Palazzina Vigarani, celebre spazio dedicato a mostre di arte antica e contemporanea, nei Giardini Ducali della città.
Il direttore della galleria Marco Pierini si è dimesso, il mondo accademico, e non solo, si è diviso sulla scelta, “La Repubblica - Bologna”, senza conoscere ancora il progetto, che verrà svelato a fine gennaio (e che rumors già annunciano come bellissimo, ndr), ha addirittura titolato che “tortellini e zampone sfrattano le opere d’arte dalla Galleria di Modena”, riferendosi alle mostre già in calendario, e per le quali il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ha garantito di trovare posto.
Ma, al di là delle vicenda in sé (che ha fatto gridare a qualcuno della rottura, già smentita, tra Bottura e la sua Modena, anche per un’intervista dello chef a Bloomberg, in cui si insinua, per un fraintendimento, che Bottura potrebbe trasferirsi a Londra, ma con lo stesso chef che ha già smentito, precisando che si parlava di luoghi dove ipoteticamente gli piacerebbe lavorare, ma senza pensare mai di hiudere o lasciare La Francescana), il tema vero è capire, al di là delle chiacchiere, che ruolo si vuole dare, in Italia, all’enogastronomia.
E, in questo caso, non alla classica, e rispettabilissima, se ben fatta, sagra di paese, ma alla tipicità di un distretto come quello di Modena, che mette insieme Aceto Balsamico Tradizionale Dop, Parmigiano Reggiano Dop, Cotechino e Zampone Igp, solo per citare i prodotti top, affidata alle mani e alle idee di chi, come Bottura, ha portato queste espressioni ai massimi livelli, parlando di territorio e di Italia nel mondo.
Certo, se quella di Modena fosse una semplice mostra-mercato, sarebbe l’ennesima occasione sprecata. Ma non sarà un male se, in un momento particolare come quello di Expo, dove il cibo sarà al centro dell’attenzione, l’enogastronomia “occuperà” alcuni luoghi dell’arte.
Benissimo se, poi, e per sempre, arte e enogastronomia riuscissero a camminare insieme, nei modi più opportuni, per valorizzarsi l’un l’altra. Sarebbe la quadratura del cerchio, per il Belpaese, che ha un patrimonio di cultura e di sapori, di opere e di cibi e vini, davvero unico al mondo.

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