In Gran Bretagna regna il caos, l’ultimo voto del Parlamento di Londra sulla Brexit ha portato alle dimissioni di tre Ministri di primissimo piano del Governo May, sempre più appesa ad un filo, e a non risolvere, essenzialmente, nulla. Ma lo spettacolo deve continuare (“the show must go on”), e per quanto l’uscita dall’Unione Europea sia un processo lungo, difficile, lento, l’economia non si ferma di fronte a nulla, neanche quella del food & drink, che ci consegna, ribaltando i canoni consueti con cui guardiamo ad Albione, un Paese in salute, in cui l’export del settore, nel 2018, frena senza però fermarsi, attestandosi al +2,5%, a 22,6 miliardi di sterline complessive. A fare la parte del leone, il whisky, che vale 4,8 miliardi di sterline, in crescita del +7,7% a valore, seguito sul podio da cioccolato (750 milioni di sterline, +4,5%) e formaggio (675 milioni di sterline, +9,8%). Bene, dietro al salmone (655 milioni di sterline, -11,6%), il vino (630 milioni di sterline, +9,8%), ma si tratta essenzialmente, come è facile immaginare, di bottiglie importate e riesportate, mentre il gin, una delle tendenze forti sui banconi di tutto il mondo, vale 614 milioni di sterline (+15%), e la birra, simbolo del drink inglese, scende a 489 milioni di sterline (-7%). Dei primi 20 mercati dell’export del food & drink britannico, sette sono in calo, comprese pizze di riferimento come quelle di Stati Uniti (-2,2%) e Francia (-3,4%). Guardando al futuro, il ruolo del vino inglese è destinato a cambiare in maniera radicale nei prossimi anni: secondo Wines of Great Britain, l’associazione dei produttori del Regno Unito, nel 2040 il settore produttivo enoico britannico creerà tra i 20 ed i 30.000 nuovi posti di lavoro, e ben 658 milioni di sterline di indotto attraverso il turismo, non solo interno. A patto, ovviamente, di seguire il ritmo di crescita degli ultimi anni: le superfici vitate in Uk sono aumentate del 160% negli ultimi 10 anni, a 2.830 ettari, e nel 2018 la produzione è quasi raddoppiata, a volume, sul 2017, a 15,6 milioni di bottiglie (+130%), con le vendite e le esportazioni di vino inglese e gallese praticamente raddoppiate, come ricorda il “The Drinks Business”.
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