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UN +1% DI IVA SUGLI ALIMENTARI PESEREBBE SULLE FAMIGLIE ITALIANI PER 180 EURO ALL’ANNO: LA STIMA DI FEDERALIMENTARE, LA CONFINDUSTRIA DELLE IMPRESE DEL SETTORE, CHE DICE “NO” ALL’IPOTESI IN DISCUSSIONE NELLA MANOVRA FINANZIARIA

50 centesimi al giorno o, se preferito, 180 euro all’anno: ecco quanto peserebbe l’aumento di un punto di Iva di cui si sta discutendo nella manovra finanziaria straordinaria sulla spesa alimentare della famiglia media italiana. Lo dice Federalimentare, la federazione delle imprese di settore di Confindustria.

“Una quotidianità che fa lievitare il peso di questa imposta al di là di quanto forse viene normalmente percepito, soprattutto a confronto di prodotti durevoli che si acquistano ogni 3 o 5 anni o, addirittura, una volta nella vita” spiega Federalimentare, che “ribadisce il suo no all’ipotesi di un aumento dell’Iva sui prodotti alimentari, vedendo in questa scelta una penalizzazione del consumatore e un ulteriore limite alla difficile ripresa delle imprese, in un momento in cui la congiuntura internazionale vede stagnare i consumi alimentari interni e lievitare i costi di produzione, a danno della redditività delle aziende”.

“Capisco e condivido con Confindustria la necessità di porre rimedio a un provvedimento iniquo quale il contributo di solidarietà - commenta il presidente Filippo Ferrua - ma non sostituendolo con uno ancora più iniquo quale sarebbe l’aumento dell’Iva anche di un solo punto percentuale dei prodotti alimentari. In un periodo di protratta crisi dei consumi, di difficoltà delle famiglie, di incremento internazionale dei prezzi delle materie prime penalizzare ulteriormente i consumi nel nostro Paese, e in particolare quelli alimentari, colpirebbe i cittadini meno abbienti, le attività della filiera agroalimentare, dall’agricoltura all’industria fino alla distribuzione, e potrebbe ostacolare ulteriormente la crescita, riducendo gli investimenti e l’innovazione, e incentivando l’evasione fiscale”.

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