Questi giorni di clausura forzata, come anche Winenews ha più volte scritto in questi giorni, sono stati, nella loro grandissima difficoltà, fondamentali per riaffermare in tutti gli uomini e le donne del mondo, quanto è importante e bello il piacere di cucinare in famiglia, di condividere un calice di buon vino, e di riportare i buoni prodotti dell’agricoltura sulla tavola di tutti i giorni, dando loro un valore maggiore. Buoni prodotti che ci hanno fatto compagnia e consolato spesso. Con questa crisi che forse, ci ha anche insegnato che in futuro deve crescere il rispetto per la tavola e l’alimentazione, accanto all’attenzione e alla cura per la terra e l’ambiente. Una volta passata questa emergenza planetaria, l’agricoltura (dai prodotti agroalimentari al vino), speriamo, tornerà ad essere rimessa al centro delle nostre vite, sempre più consapevoli che, come sosteneva già nell’Ottocento il filosofo Ludwig Feuerbach, “siamo quello che mangiamo”.
In ogni caso, senza spingersi, da parte nostra, a parlare di vino come farmaco, o peggio ancora come antidepressivo, è un fatto assodato che un calice di vino possa portare allegria, ed aiuti a sostenere l’ottimismo. Compito che il nettare di Bacco “ha assolto” anche in questa lunga fase di quarantena, come racconta ora anche una ricerca, realizzata dall’Associazione “Donne e qualità della vita”, guidata dalla dottoressa Serenella Salomoni, in collaborazione con il Movimento “Io sto con il made in Italy”, presieduto da Klaus Davi, secondo cui, “al di là delle ipotesi scientifiche sulle sue qualità prettamente “curative” tutte da dimostrare, resta il fatto che il vino - sostiene una nota - abbia una fondamentale funzione terapeutica a livello psicologico. In questi due mesi di lockdown forzato gli italiani, pur gravati dalle difficili condizioni economiche, hanno comunque continuato a bere e acquistare vino, nonostante tutto.
Secondo gli esperti che hanno condotto lo studio, realizzato su 625 italiani, uomini e donne tra i 25 e 65 anni, il vino continua ad essere un toccasana importantissimo per il fisico e per la mente: in primis, per il 65% del campione - spiega il Movimento di Klaus Davi - favorisce l’aggregazione o, in questo particolare periodo, le relazioni interpersonali, con degustazioni virtuali per esempio; per un buon 55% agevola e incoraggia il dialogo, molto importante in un momento così delicato dove molti potrebbero chiudersi in sè stessi; stempera le angosce (42%); incentiva il buonumore e la rilassatezza (39%); smussa, al contrario, l’aggressività (33%).
Non solo. Stando alla ricerca il consumo di un bicchier di vino in queste fasi di isolamento serve anche ad alimentare la creatività (58%), stimola la concentrazione (48%), contrasta le crisi depressive (45%), trasmette una visione più positiva del futuro (38%) ed è di ottima compagnia per le chiacchierate virtuali con gli amici online (29%)”.
In attesa, è la speranza di tutti, che si possa presto a degustare un calice di vino e a degustarlo in maniera reale, tradizionale, faccia a faccia, in maniera molto meno asettica, e molto più umana.
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