02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

Un “dolce” ultimo saluto a Michele Ferrero, l’inventore della Nutella e non solo, e di una delle pagine più belle dell'imprenditoria italiana, la Ferrero di Alba, multinazionale da 30.000 collaboratori, scomparso nei giorni scorsi all’età di 89 anni

Stamani, e in molte altre mattine da decenni, in molti avranno fatto colazione con la Nutella, altri merenda, e altri ancora uno spuntino goloso fuori orario. Una piccola gioia quotidiana, uno sfizio possibile grazie al genio, alla passione e alla visione di Michele Ferrero, uno dei più grandi imprenditore della storia italiana, scomparso sabato, a 89 anni. Un uomo schivo, come hanno ricordato in molti, che stava lontano dalla luce dei riflettori, che amava il lavoro e l’idea di un’impresa “sociale”, e che con la sua azienda di Alba, diventata una multinazionale con 20 stabilimenti, 30.000 collaboratori in 53 Paesi, e con prodotti cult come, oltre alla Nutella, i Mon Cherì, i Tic Tac, passando per il Kinder Cioccolato, il Kinder Sorpresa e i Ferrero Rocher, è diventato un simbolo del made in Italy, ma anche del “made by italians”, nel mondo. A lui un ultimo “dolce” saluto ...

Focus - Il ricordo di Michele Ferrero
Dicono che fino all’ultimo, nonostante l’età avanzata e la malattia, continuasse ad occuparsi di persona del nuovi prodotti dolciari della sua azienda. Un’operosità che ne ha fatto uno degli imprenditori più ricchi del mondo, simbolo dell’eccellenza del Made in Italy. L’industria italiana piange il papà della Nutella, Michele Ferrero, geniale patriarca dell’omonimo colosso dolciario di Alba morto oggi all’età di 89 anni a Montecarlo. Un pezzo importante della storia economica italiana, che ha saputo trasformare il piccolo laboratorio del padre Pietro in una multinazionale con venti stabilimenti e oltre 30.000 collaboratori i 53 Paesi. Era l’estate del 1949, al Giro d’Italia si sfidavano Coppi e Bartali e l’attore americano Tyrone Power furoreggiava agli albori della dolce vita romana, quando Michele, dopo gli studi di ragioneria a Mondovì, nel collegio in cui era seguito dallo zio prete, don Eugenio Cillario, fu costretto dalla morte del padre Pietro a prendere le redini della ditta di famiglia. Un piccolo laboratorio nato per creare dolci buoni ad un prezzo conveniente anche per le tasche di operai e contadini nei tempi difficili del secondo Dopoguerra. In principio erano i pani di Giandujot, il cioccolato dei poveri come lo chiamava qualcuno, una specie di gianduiotto da tagliare a fette.
“Fu un successo travolgente del quale neppure oggi riusciamo a renderci pienamente ragione”, diceva Michele Ferrero in una delle poche interviste rilasciate nella sua vita lontana dai riflettori. Nulla, però, a confronto con quello della Nutella, che l’hanno scorso ha festeggiato i cinquant’anni. Un Giandujot ridotto a crema dal sole dei mesi caldi, diventato nel corso dei decenni un vero e proprio fenomeno. Perché nonostante Michele Ferrero non avesse fatto studi di comunicazione, e usasse un linguaggio diretto, quasi spiccio, aveva la visione, sapeva dove voleva portare la sua azienda.
“Se non saremo qualcuno in Europa, non saremo niente neanche in Italia”, diceva nei lontani anni ’50, quando la sua azienda sbarcò in Germania, ad Allendorf. Un trampolino verso il resto del mondo, conquistato un pezzo alla volta, grazie ad idee geniali. Dai Mon Cherì (1956) ai Tic Tac (1969) passando per il Kinder Cioccolato (1968) per poi andare a Kinder Sorpresa (1974) e ai Ferrero Rocher (1982). Idee, lavoro e low profile le parole d’ordine del suo successo, abbinate sempre all’attenzione per i valori umani, per il rispetto della sua terra d’origine e dei suoi dipendenti, per i quali arriva persino ad acquistare alcuni appartamenti in Liguria in cui mandarli in vacanza. E’ dalla volontà di Michele Ferrero che nel 1983, non a caso, nasce la Fondazione Ferrero.
“Lavorare, creare, donare” i verbi che compaiono nel luogo di questo ente, che abbina l’impegno per gli ex dipendenti alla promozione di iniziative culturali e artistiche. Le Imprese Sociali, create a partire dal 2005, sono una diretta conseguenza di questa filosofia: vere e proprie “imprese”, basate su una concezione imprenditoriale, ma che agiscono con spirito sociale, perché finalizzate a creare posti di lavoro nelle aree meno favorite dei Paesi Emergenti, come India, Sud Africa e Camerun.
Una “storia formidabile e unica”, come la definisce il ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina, scritta da "un imprenditore di razza, conosciuto e apprezzato in Italia e all’estero”, sottolinea il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. La camera ardente sarà allestita nella sua Alba, la cui cattedrale ospiterà i funerali.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli