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Un’etichettatura alimentare che consenta anche ai non vedenti di sapere che cosa mangiano e soprattutto per aiutarli ad avere informazioni corrette e immediate sui prodotti in vendita nei supermercati. A studiarla è la Scuola Sant’Anna di Pisa

Un prototipo di etichettatura alimentare che consenta anche agli ipovedenti e ai non vedenti di sapere che cosa mangiano e soprattutto per aiutarli ad avere informazioni corrette e immediate sui prodotti in vendita nei supermercati. È quanto stanno studiando i ricercatori della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.
L’obiettivo è arrivare a una sintesi tra un livello di informazione più immediato basato su un sistema tattile, e uno più approfondito, attraverso un supporto tecnologico. Il progetto sarà finanziato con i proventi della campagna 5x1000 della Scuola Sant’Anna. La fase preliminare è conclusa e, spiega in una nota dell’ateneo,
“ha compreso interviste, “focus group”, questionari sugli utenti, grazie anche alla collaborazione garantita, a livello nazionale e toscano, da associazioni come l’Unione italiana ciechi: appena saranno disponibili finanziamenti ulteriori, giuristi e ingegneri andranno avanti nello sviluppo dei supporti tecnologici”.
“Abbiamo iniziato questo progetto - spiega la ricercatrice Mariagrazia Alabrese - perché sono davvero pochi i prodotti con un’etichettatura in alfabeto braille, che non tutti i non vedenti conoscono. Queste etichette, inoltre, di solito contengono, per esempio, alcune informazioni come la denominazione di prodotto e la data di scadenza, mentre le indicazioni sugli ingredienti risultano assenti, anche in ragione delle dimensioni del linguaggio braille. Il nostro studio si rivolge agli operatori del settore alimentare che potranno realizzare imballaggi ed etichette coerenti con la normativa e risultare accessibili anche ai non vedenti”.

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