Un italiano su quattro è ossessionato dagli snack, a cui ricorre anche quattro o cinque volte al giorno, in ufficio, a casa, al bar o al supermercato. l'ossessione riguarda quell'appetito che prende a qualsiasi ora del giorno, per cioccolatini, patatine, arachidi, biscotti, pasticcini, pizzette e focacce. E' una dipendenza che tocca in forma lieve il 78% degli italiani di età compresa tra i 18 e i 60 anni, come rileva una ricerca che sta per essere pubblicata da Riza Edizioni che analizza i cosiddetti comportamenti d'impulso. Solo il 5% degli intervistati, su un campione di 1000 persone ha dichiarato di riuscire a resistere alla tentazione e per appena il 12%, lo spuntino è soltanto un rompi-digiuno, cui ricorrere per placare la fame quando si salta il pasto.
"Alcuni studi recenti - spiega lo psicologo Raffele Morelli - hanno messo in luce che certi cibi killer, come le patatine, gli snack ricchi di grassi e le bevande gassate e zuccherine, largamente consumate dai bambini e dagli adolescenti, inducono una vera e propria dipendenza, proprio come l'alcol e le droghe".
E' il cosiddetto junk food, letteralmente cibo-spazzatura, paragonato dalla ricerca ad una vera e propria droga capace di scatenare crisi di astinenza da placare il più velocemente possibile. E infatti, un italiano su quattro (il 27%) consuma questo genere di alimenti in continuazione, il 22% quando è nervoso, mentre uno su cinque (18%) cade in tentazione ogni volta che cerca di mettersi a dieta. Anche la frequenza con cui si attinge a queste riserve appetitose fanno pensare ad una dipendenza, uno su due ricorre allo snack dalle 4 alle 5 volte al giorno, mentre per il 18% si arriva anche a una decina di spuntini quotidiani.
Gli snack preferiti sono i cioccolatini, seguiti da patatine e arachidi, biscotti e pasticcini, pizzette e focacce, liquirizie, caramelle e lecca-lecca, per chiudere con brioche, gelati e torte.
"Dalla stragrande maggioranza dei consumatori - spiega Mariapaola Graziani, psicologa del Cnr all'Istituto di Scienze dell'Alimentazione gli snack non sono affatto percepiti come alimenti, si consumano per il bisogno di rispondere ad impulsi emotivi".
E se una golosità ogni tanto non può fare che bene, quando la golosità diventa costante si trasforma in dipendenza". Le strategie messe in atto dagli snack-dipendenti per evitare di cadere in tentazione sono le più estrose, c'é chi (circa il 31% del campione) cerca di nascondere in ogni modo cioccolatini, patatine e biscottini, il 26% acquista solo snack light, con la conseguenza di sentirsi autorizzato ad un consumo maggiore, mentre il 17% va a fare la spessa sempre accompagnato. Il 12%, infine, ricorre al metodo noto e utile anche ai fumatori: mastica chewing gum.
La dipendenza attacca dove e quando meno ce lo si aspetta ma il bar pare essere per il 62% degli intervistati il luogo più incline a cedere alla debolezza per uno snack. Pericolosi anche i banchi dei supermercati, per il 57%, i cassetti e i distributori automatici degli uffici (51%) e naturalmente la dispensa di casa (31%). Altri luoghi a rischio sono le pasticcerie (42%), ma anche i locali dove c'é l'happy hour, (36%). Il ristorante e il cinema, invece, inducono comportamenti più morigerati con solo il 28% e 18% di pericolo di abbandonarsi al gusto di uno snack.
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