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UN MARCHIO DI QUALITÀ PER PROTEGGERE RISTORANTI, PIZZERIE E GELATERIE ITALIANE NEL MONDO DALLE IMITAZIONI: È LO “SCUDO” PER IL MADE IN ITALY A TAVOLA VOLUTO DA PDL E LEGA (CON 6 PROPOSTE DI LEGGE). 65.000 LOCALI SI DEFINISCONO ITALIANI, SOLO 1/3 LO È

Un marchio di qualità per proteggere i ristoranti, le pizzerie e le gelaterie italiane nel mondo e i loro clienti dalle cattive imitazioni: è lo “scudo” per difendere il made in Italy a tavola, voluto da Pdl e Lega con sei proposte di legge, tre delle quali hanno già iniziato il proprio iter parlamentare nella Commissione Industria di Palazzo Madama. Sarà poi il Comitato per la Tutela e la Promozione della Ristorazione Italiana nel mondo, presieduto dal Ministro per lo Sviluppo Economico, a dispensare i tre marchi di qualità “ristorante italiano nel mondo”, “pizzeria italiana nel mondo” e “gelateria italiana nel mondo”. Ma solo a quegli esercizi che dimostreranno di avere i requisiti che lo stesso Comitato stabilirà per garantire la qualità e il rispetto della tradizione gastronomica italiana. I “falsi”, invece, cadranno sotto i colpi delle azioni legali che il Comitato potrà promuovere per l’abuso delle insegne e del titolo “italiano”. E’ guerra, insomma, contro le imitazioni.

“La cucina italiana è un contributo al patrimonio dell’intera umanità e va difesa e protetta dalle adulterazioni e dalle falsificazioni per salvaguardarne la storia, la cultura, la qualità e la genuinità”, spiega il senatore del Pdl Raffaele Fantetti, primo firmatario di una delle proposte all’esame del Senato.

I ristoranti che si definiscono italiani sono in tutto il mondo circa 65.000, dei quali però solo un terzo possono davvero definirsi tali. Un altro 30% sono “all’italiana”, mentre il resto di italiano ha solo il nome e chi si siede a tavola di certo non gusta vere pietanze italiane, spiega il senatore del Pdl Basilio Giordano, primo firmatario di un’altra delle proposte che hanno iniziato il proprio iter parlamentare. La legge, tra l’altro, stabilisce cosa debba intendersi per ristorante italiano: “l’esercizio pubblico dove, in un locale apposito, si consumano pasti completi con servizio al tavolo e dove la lista delle vivande e delle bevande e’ costituita in modo prevalente da ricette e prodotti italiani”. Con particolare riferimento a quelli ufficialmente riconosciuti dall’Ue come prodotti Dop, Igp, Doc, Docg, Igt e Stg, tutte sigle che indicano provenienza e genuinità e che garantiscono la qualità. Tra i requisiti richiesti per ottenere il marchio di qualità, vi sono, almeno nella proposta del senatore del Pdl Gilberto Fratin, anche quelli che riguardano gli chef: il cuoco di un ristorante italiano “vero”, spiega il parlamentare del centrodestra, deve essere italiano o cittadino comunitario con il diploma ad hoc rilasciato da specifici istituti professionali. Inoltre, un ristorante italiano “deve avere un’esperienza minima di cinque anni nell’arte della cucina regionale italiana”.

Per il Comitato che nascerà a difesa della italianità di ristoranti, pizzerie e gelaterie all’estero ci sarà un gran lavoro da fare. L’organismo che sarà guidato dal Ministro per lo Sviluppo Economico sarà infatti chiamato a tutelare le cucine regionali del nostro Paese con l’aiuto delle migliori scuole di gastronomia italiana; a promuovere accordi tra le categorie economiche interessate per migliorare le forniture ai punti di ristorazione italiana all’estero; a favorire la creazione e lo sviluppo degli istituti professionali di cucina. E ancora, dovrà curare il recupero e la salvaguardia delle tradizioni enogastronomiche nazionali, anche raccogliendo le ricette della cucina tipica nazionale, favorendone la diffusione e l’adozione nei ristoranti italiani all’estero. Dovrà promuovere e facilitare l’attività di apprendistato in Italia ed oltreconfine di studenti e operatori del settore. Dovrà proporre “modelli di locale idonei alla promozione e valorizzazione dell’offerta enogastronomica italiana”; dovrà proporre programmi di aggiornamento dei titolari degli esercizi di ristorazione italiana nel mondo. Mentre le tre proposte presentate al Senato hanno già iniziato il proprio iter, alla Camera altrettante iniziative, del leghista Stefano Stefani e dei deputati del Pdl Guglielmo Picchi e Giuseppe Angeli, attendono di essere calendarizzate per i lavori delle commissioni.

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