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“UN PAESE NEMICO DELL’IMPRESA”. IL PRESIDENTE DI CONFAGRICOLTURA MARIO GUIDI SCRIVE AL GOVERNO SUL CAMBIO DI REGIME FISCALE PER LE SOCIETA’ AGRICOLE PREVISTO DALLA “LEGGE DI STABILITÀ”. “IMPATTO GRAVISSIMO, VOGLIAMO SUBITO SEGNALI TRANQUILLIZZANTI”

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Il presidente di Confagricoltura Mario Guidi

“L’abrogazione della norma che concede alla società di persone e di capitali che svolgono esclusivamente attività agricola la facoltà di optare per la determinazione del reddito su base catastale, anziché in base al bilancio è in evidente contrasto con la libertà d’impresa e con gli obiettivi di crescita del settore, tanto più perché viene introdotta retroattivamente”. Così Confagricoltura, in una lettera firmata dal Presidente Mario Guidi e inviata al Governo, dove l’organizzazione agricola si schiera apertamente conto la norma, contenuta nel testo della “legge di stabilità”.

“Provvedimenti come questo - dice il presidente Guidi - fanno passare la voglia di fare impresa. In Italia non si più contare su nulla, nemmeno su un regime fiscale su cui si sono tarate migliaia di imprese e su cui sono stati realizzati miliardi di investimenti”.
“La disposizione, stabilita dalla legge finanziaria per il 2007 - ricorda Confagricoltura - era stata introdotta proprio per far dotare il settore agricolo, ancora oggi caratterizzato da una presenza preponderante di aziende individuali (circa l’85%), in molti casi su base familiare, di imprese strutturate di tipo societario per affrontare le sfide dello sviluppo e della internazionalizzazione. E in questa direzione, negli ultimi anni, si sono avuti segnali incoraggianti. Le società di capitali sono passate, dal 2007 al 2012, da 8.000 a circa 12.000. Un provvedimento tra l’altro - osserva il presidente di Confagricoltura - in netta controtendenza con le politiche del Governo, che cercano di utilizzare lo strumento fiscale per promuovere la nascita di nuove imprese, come quelle contenute nel Decreto sviluppo bis per le start up innovative. Una misura di fatto retroattiva - aggiunge - che avrà gravissime conseguenze per le imprese già costituite, che dal 2013 dovrebbero modificare il proprio regime fiscale, dopo aver fatto piani di investimento sulla base di business plan di medio e lungo periodo (15-20 anni) e che si troverebbero costrette a riformulare con banche e istituti finanziari le loro forme di finanziamento, con evidenti aggravi di costi e possibili casi di default delle società stesse. Non possiamo aspettare il dibattito in aula - conclude il presidente Guidi - occorre subito un segnale dal governo per tranquillizzare le imprese ed il mercato”.

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