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“UNA LEGGEREZZA SULLA QUALE HANNO DETTO PESTE E CORNA, MA IO CONTINUO A FARE CON ORGOGLIO IL MIO LAVORO E A DIRE “VIVA LA CICCIA””. COSI’ IL MACELLAIO-POETA DARIO CECCHINI, DOPO IL SEQUESTRO DI CARNE NON DESTINATA ALLA VENDITA DA PARTE DEI NAS

“Qualche volta si può commettere una leggerezza, però devo dire la verità, io non ritengo neanche di averla fatta”. Così Dario Cecchini, il celebre macellaio-poeta di Panzano in Chianti (Firenze) commenta a Winenews la vicenda che lo ha visto protagonista di un sequestro di carne congelata, e quindi non vendibile, da parte dei Nas nella sua macelleria. Carne che, come spiega il macellaio appassionato di Dante, non era destinata alla vendita, ma alla beneficenza.

“Tenevo all’ingresso del mio laboratorio, e ce lo tengo tuttora anche se c’è il sigillo perché sotto sequestro, un congelatore da famiglia non tanto grande - infatti erano 94 chili di “ciccia”, precisa Cecchini - perché credo fermamente nel rispetto dell’animale ucciso, e che nulla vada sprecato.

“Quando c’è qualche cosa, come le nostre vacanze di febbraio, la mettiamo lì. Ed questa carne era si scaduta come carne fresca, ma buonissima come carne congelata, e su questo gioco di parole hanno scritto peste e corna”.

“La ciccia è buona, sfido chiunque - continua il macellaio/poeta - a dimostrare il contrario. Anche i Nas non hanno detto che non è buona, anzi, non hanno detto nulla, l’hanno sequestrata semplicemente perché non avevo il permesso di congelazione”.

Ed effettivamente è vero, come ammette lo stesso Cecchini, ma “pensavo di non averne bisogno, semplicemente, visto che la do in beneficenza, e do carne buona, e non cattiva come anno scritto, anche perché - sottolinea - se permette ho un buon nome e non è il caso di rovinarlo per queste cose, perché la beneficenza non è un obbligo”.

“Poi hanno spostato il congelatore, sotto c’erano due ragnatele e un po’ di polvere, e sfido chiunque a dire che a casa non è lo stesso, ma era comunque fuori dal laboratorio”.

Una vicenda che non ha di certo scoraggiato il macellaio di Panzano in Chianti, tanto abile con il coltello quanto con la parola: “mi hanno fatto una contravvenzione, tutto qui, io continuo a fare con orgoglio il mio lavoro di macellaio ed a dire “viva la ciccia”, a prescindere”.

“Non ho niente da obiettare ai Nas, perché se quella è la regola, io l’ho infranta e pago la multa - conclude Cecchini -. Ma per il resto è stata una vigliaccata, voglia di scoop, sbatti il mostro in prima pagina. Come diceva Indro Montanelli, gli italiani ti perdonano tutto, fuor che il successo”.

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