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Una “tempesta devastante”: ecco l’accordo di libero scambio UE-Canada secondo Coldiretti, Cgil, Legambiente, Adusbef, Federconsumatori e Greenpeace. Che chiedono un rinvio del voto parlamentare sulla ratifica del trattato, prevista per domani

“Analizzare più a fondo i potenziali effetti del trattato sull’ordinamento democratico, l’uguaglianza di fronte alla legge, l’occupazione, il settore agricolo e agroalimentare, i diritti dei consumatori e dei lavoratori, il settore dei servizi, il principio di precauzione, la salute e l’ambiente”: ecco quanto numerose associazioni degli agricoltori, sindacali, del lavoro, di difesa dei consumatori e dell’ambiente hanno chiesto al presidente del Senato Piero Grasso relativamente al Ceta, il trattato commerciale tra Unione Europea e Canada la cui ratifica nazionale dovrebbe avere luogo a Palazzo Madama domani.

L’incontro con il Presidente Grasso si è svolto oggi, e ha visto tra i partecipanti il segretario generale Cgil Susanna Camusso, il presidente Coldiretti Roberto Moncalvo, la presidente Legambiente Rossella Muroni, il presidente Adusbef Elio Lannutti, il vicepresidente di Federconsumatori Emilio Viafora, il presidente del Movimento Consumatori Alessandro Mostaccio, la vicepresidente di Fairwatch Monica Di Sisto e la responsabile agricoltura di Greenpeace Federica Ferrario. Insieme a Slow Food, Arci e Acli Terra, le associazioni hanno redatto un documento congiunto per stigmatizzare quelle che vengono da esse viste come fortissime criticità all’interno del trattato, dal titolo “Alla ricerca di un commercio libero e giusto” (http://bit.ly/2sPpRS3), nel quale il Ceta viene descritto come “una tempesta devastante per la nostra agricoltura”, dato che favorirebbe i coltivatori nordamericani a svantaggio di quelli europei, viste la loro “enorme dimensione industriale” e il “fatto che godono di una quasi totale, e tipicamente americana libertà economica ovvero dalla quasi totale assenza di regole e limiti al fare impresa”. Toni difficilmente equivocabili, e che stigmatizzano il fatto che il trattato commerciale “ci porta “oltre”, immettendo di colpo la nostra agricoltura nel campo di forza e nel circuito ad alta velocità della competizione globale, prima livellandoci e poi azzerandoci, dato che a partire proprio dall’agricoltura il fine ultimo è quello di sgretolare le nostre vecchie identità economiche e nazionali, culturali e agricole”. Un “OGM politico”, che viene paragonato al vecchio Comecom di stampo sovietico, e “che avrà effetti distruttivi e negativi. Quanto meno in Italia e certo in agricoltura. Ciò che per noi qui basta ed avanza!”.

Durante il colloquio con il Presidente Grasso, inoltre, è stata evidenziata l'opportunità di attendere il pronunciamento della Corte Costituzionale francese, alle prese con un ricorso firmato da 106 Parlamentari sui possibili vizi di incostituzionalità dell’accordo, che potrebbe minare l’esercizio della sovranità nazionale, violare il principio di precauzione, l’indipendenza e l’imparzialità dei giudici e il principio di uguaglianza davanti alla legge. Non solo, ma l’urgenza di un voto di ratifica tanto ravvicinato, puntualizzano le associazioni, viene a cadere di fronte al fatto che in Canada nulla verrà deciso fino al prossimo autunno. L’assemblea legislativa del Quebec, infatti, ha terminato le sue sessioni deliberative e non tornerà a riunirsi prima di settembre. Per questa ragione, rimane incompiuta l’approvazione della legge sull’implementazione provvisoria del trattato, che dunque non potrà entrare completamente in vigore per i prossimi tre mesi.

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