Ad una settimana dalla notizia che ha sconvolto il mondo della cucina, quella della scomparsa di uno dei suoi interpreti migliori, lo chef franco-svizzero Benoit Violier, che si è tolto la vita nella sua casa di Crisser, nel distretto di Losanna, in Svizzera, emergono i probabili motivi di un gesto che, all’inizio, è stato imputato da molti alla pressione che deriva da un mondo come quello della ristorazione, in cui nel grande gioco delle stelle e delle classifiche, la pressione a volte si fa insostenibile. Invece, alla base del suicidio di Violier, secondo il periodico svizzero di economia “Bilan” (www.bilan.ch), ci sarebbe una questione di debiti, ingenti, figli di una truffa che, in passato, aveva già raggirato i due precedenti gestori dell’Hotel de Ville, che Violier ha portato sul tetto del mondo con la sua abilità tra i fornelli, Fredy Girardet e Philippe Rochat. Gli chef, sulla carta, hanno acquistato dalla società Private Finance Partners bottiglie di Henry Jayer, tra le più care di Borgogna e del mondo, pagando anticipatamente cifre esorbitanti: 12 bottiglie di 1985 a 240.000 euro, 6 delle annate più vecchie a 195.000 euro. Il tuffatore, “B.”, è finito in galera a novembre 2015, ma a quell’epoca Violier aveva già accumulato, secondo “Bilan”, un debito di poco meno di un milione di euro, a cui aggiungere lo scoperto della precedente gestione: un buco sufficiente a mettere in ginocchio l’Hotel de Ville, ed a stroncare la carriera di quello che, per “La Liste”, la classifica francese dei migliori ristoranti, era il più grande chef del mondo.
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