L’Italia deve difendere il primato nelle produzioni di qualità conquistato in Europa dove può contare su 155 denominazioni di origine riconosciute nel registro comunitario che rappresentano oltre il 20 per cento del totale di oltre 710. Lo afferma la Coldiretti nel commentare la riforma della normativa europea sulle denominazione d'origine (Dop) e indicazioni geografiche (Igp) varata dal Consiglio dei ministri dell'agricoltura dell'Ue.
La nuova normativa - sostiene la Coldiretti - deve garantire la trasparenza dell’informazione ai consumatori sull’origine degli alimenti con particolare riferimento a quelli di provenienza extracomunitaria che devono avere le stesse garanzie di sicurezza alimentare di quelli europei. E la Commissione Europea - continua la Coldiretti - deve ora dimostrare abilità negoziale nel far valere a livello internazionale i passi in avanti compiuti al fine di garantire reciprocità, nel rispetto della proprietà intellettuale delle denominazioni contro le falsificazioni e l’agropirateria.
Contro i pirati del cibo che falsificano l'identità territoriale degli alimenti sul mercato globale ostacolando il commercio leale, l'Unione Europea - afferma la Coldiretti - deve ora ricercare un'alleanza anche con i paesi in via di sviluppo (PVS) per spingere il Consiglio del Wto a prendere misure appropriate entro il 31 luglio 2006, come previsto dalla VI Conferenza Ministeriale che si è chiusa ad Hong Kong.
Entro questa data il Consiglio del Wto deve infatti esprimersi sulla possibilità di estendere la protezione delle indicazioni geografiche oltre che ai vini e agli alcolici anche ad altri prodotti, come formaggi e salumi ma anche caffe', cacao o altro. Occorre - prosegue la Coldiretti - stringere i tempi per rafforzare il fronte di quanti sono interessati alla tutela dei prodotti a indicazione geografica guardando anche ai paesi meno sviluppati dove cresce la consapevolezza di difendere le proprie produzioni tradizionali dalle imitazioni che vanificano importanti opportunità di sviluppo sostenibile.
E per L’Italia sono Parmigiano Reggiano e il Grana Padano i due prodotti tipici più imitati nel mondo che diventano Parmesao in Brasile, Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesano in tutto il sudamerica o Parmesan dagli Stati Uniti al Canada, dall'Australia fino al Giappone ma anche "Grana Pardano", "Grana Padana" o "Grana Padona", solo per citare le più colorite e smaccate spuntate negli Stati Uniti. Ma molti altri sono i casi di "agropirateria" come il Provolone, l'Asiago e la Mortadella Bologna made in USA, la Robiola, il Gorgonzola e il Caciocavallo prodotti in Canada, il Salame Milano del Cile e il Salame Cacciatori del Sud Africa.
Tra le 155 denominazioni italiane protette, di cui 105 Dop e 50 Igp la categoria più “ricca” di riconoscimenti è rappresentata - conclude la Coldiretti - dagli ortofrutticoli (47), seguita dagli oli d’oliva (37), dai formaggi (32), dai prodotti a base di carne (28), dai prodotti della panetteria (3), dalle spezie o essenze (3), dagli aceti (2), dalle carni e frattaglie fresche (2) e dai mieli (1).
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